Gli astronomi e il collega sacerdote: rendiamo onore al genio di Lemaître
L’iniziativa: intitolare anche a lui la
legge di Hubble, base della cosmologia moderna. Si deciderà il 30 agosto a
Vienna nell’assemblea dell’Unione astronomica internazionale
di Anna Meldolesi
Nel 1932 il Nobel per la fisica Rober
N
Tutti conoscono la teoria del Big Bang. Pochi però sanno che uno dei primi
ad aver capito che l’universo si espande, e dunque ha avuto un inizio, è stato
un sacerdote-cosmologo belga. George Lemaître. Il suo contributo a questa
scoperta, tra le più affascinanti del ‘900, è rimasto a lungo oscurato dalla
fama di Edwin Hubble. La legge su velocità e distanza delle galassie che si
studia a scuola è intitolata soltanto allo scienziato americano, lo stesso a
cui è dedicato uno dei più grandi telescopi spaziali.
Risoluzione B4
Ebbene, questa asimmetria storica potrebbe essere ufficialmente corretta
durante l’assemblea dell’Unione astronomica internazionale (Iau) che la
prossima settimana porterà a Vienna oltre tremila scienziati di 88 Paesi. La
Risoluzione B4 verrà messa al voto il 30 agosto e propone di ribattezzare in
modo più equo la formula che sta alla base della moderna cosmologia («legge di
Hubble-Lemaître»), ha anticipato ieri il segretario generale dell’Iau, Piero
Benvenuti. Il suo intervento, significativamente pubblicato sull’Avvenire, auspica l’avvio di una nuova stagione nei rapporti tra astronomia e
teologia, nel nome di Lemaître e dei progressi compiuti dalla scienza.
Il giusto riconoscimento
«L’idea di dargli il giusto riconoscimento è condivisibile e sacrosanta»,
concorda l’astrofisico dell’università di Tor Vergata Amedeo Balbi. «Ma
potrebbe volerci del tempo per abituarsi, la chiamiamo legge di Hubble da quasi
un secolo», dice Balbi al Corriere. Molti
appassionati faticano ancora ad accettare il voto dell’Iau che nel 2006 ha
escluso Plutone dalla famiglia dei pianeti del Sistema solare. Più che la
scienza a volte contano la familiarità e l’affezione. Ma tra gli addetti ai
lavori il contributo di Lemaître è ben noto, ed è tornato alla ribalta
quando Nature ha svelato la
soluzione di un giallo storico-scientifico. Lemaître è arrivato indubbiamente prima di Hubble, con un articolo
ispirato dalla Relatività generale di Albert Einstein e pubblicato nel 1927 su
una rivista minore in lingua francese. Poi quando il testo è stato tradotto in
inglese, nel 1931, un paragrafo fondamentale è saltato, tanto da far sospettare
una censura a favore di Hubble.
Hubble
Lo scienziato statunitense, però, è stato scagionato da una lettera trovata
da Mario Livio, dello Space Telescope Science Institute a Baltimora, in cui lo
stesso Lemaître spiega di aver tagliato le osservazioni superate, nel
frattempo, dal lavoro del collega più noto. Questo caso, in definitiva, è l’ennesima
dimostrazione che la scienza non è fatta da geni solitari ed eureka definitivi,
ma può essere raccontato anche come un esempio virtuoso, in cui «l’onestà
intellettuale e la modestia hanno fatto preferire il progresso della scienza
alla visibilità personale», per citare la Risoluzione.
Astronomo e sacerdote
Benvenuti ci tiene a ricordare la doppia veste di Lemaître: astronomo e
sacerdote. Identificare il Big Bang scientifico
con il Fiat lux biblico sarebbe stata un’ingenua forzatura, e
fu lui a sconsigliarla a Pio XII. Per continuare su questa via, sarebbe opportuno aggiornare le formulazioni
di quei dogmi di fede che con l’avanzare delle conoscenze «sono diventati
incomprensibili e rischiano di trasformarsi in un insostenibile fardello per
gli uomini di scienza», si legge sull’Avvenire.
Indagine scientifica
«Una visione religiosa o spirituale del mondo non può essere in conflitto
con la realtà che emerge dall’indagine scientifica. In passato la Chiesa non è
sempre stata impeccabile da questo punto di vista, ma i tempi per fortuna sono
cambiati», commenta Balbi. Come si vede, ce n’è abbastanza per desiderare che a
Lemaître venga co-intitolata la legge dell’espansione dell’universo. E, perché no,
anche una missione spaziale.
17 agosto 2018 (modifica il 17 agosto 2018
| 22:08)
Nessun commento:
Posta un commento