mercoledì 4 settembre 2019

LA SCUOLA OGGI (da La nostra giovinezza, di Charles Peguy)


LA SCUOLA OGGI
(da La nostra giovinezza, di Charles Peguy)
di Bruno Trevellin

Le considerazioni sulla scuola francese scritte da Peguy più di un secolo fa, ne La nostra giovinezza (1910), sono ancora di straordinaria attualità , anche per il nostro paese e per il nostro sistema scolastico. Contro i vari poteri, contro le Sorbone di ogni tempo, Peguy alza la sua voce a difesa di un mestiere ‘salvifico’, come quello di insegnante, che ha ancora a cuore i ragazzi e la cultura per una propria caratteristica e indiscutibile devozione che pochi sanno cogliere.

“Quanto a me sono persuaso che si conservi molta più autentica cultura ancor oggi nella maggior parte delle scuole elementari, nella maggior parte dei paesi di Francia, tra i filari di vite, all’ombra dei platani e dei castagni che non tra le quattro mura della Sorbona. Un gran numero di maestri continua a esercitare nelle scuole di provincia e anche di città un certo ministero di cultura. Sono ancora, spesso loro malgrado, ministri, maestri nella distribuzione della cultura. Esercitano questo ufficio.
La scuola secondaria dà un ammirevole esempio, fa un ammirevole sforzo per mantenere, per conservare, per difendere contro l’invasione della barbarie la cultura antica, quella cultura classica che essa aveva in custodia e di cui conserva, malgrado tutto e contro tutti, la tradizione.
È meraviglioso lo spettacolo offerto da tanti professori medi che, poveri, modesti, miseri impiegati esposti a tutto, sacrificano tutto, lottano contro tutto, resistono a tutto per difendere la loro scuola. Lottano contro i pubblici poteri e le autorità costituite. Contro le famiglie, gli elettori, l’opinione pubblica; contro i genitori degli alunni; contro il provveditore, il sindaco, l’ispettore accademico, il direttore generale delle scuole medie, il ministro, contro il proprio avvenire, la propria carriera, il proprio avanzamento, letteralmente contro il proprio pane. Contro tutti i loro interessi. Contro tutti i poteri e contro il potere più temibile, quello dell’opinione. Che dappertutto è del tutto moderna. E perché. Per una indiscutibile devozione. Per un invincibile, insormontabile attaccamento di razza e di libertà al proprio mestiere, al proprio ufficio, alla propria antica virtù, alla propria funzione sociale, a un vecchio civismo classico. Per un incrollabile attaccamento all’antica cultura che era tutt’uno con l’antica virtù, per fedeltà, per una specie di eroico attaccamento al vecchio mestiere, al vecchio paese, al vecchio liceo. E perché. Per cercare di salvarne un po’. Per opera loro, per opera di un certo numero di insegnanti di scuola media, fortunatamente ancora abbastanza grande, la cultura non è ancora interamente scomparsa in questo paese. Io conosco e potrei citare almeno centocinquanta insegnanti di scuola media che fanno tutto, rischiano, sfidano tutto, anche la noia, il più grande rischio, anche una miserabile fine di carriera per mantenere e salvare quel che ancora può essere salvato. Non sarebbe facile trovare cinquanta insegnati di scuola superiore, e neppure trenta, e neppure quindici, che si propongano qualcosa di diverso dall’ossificare e mummificare la realtà e seppellire la materia del loro insegnamento sotto montagne di schede” (da C. Peguy, La nostra giovinezza, Editrice Studium, Roma, p. 27-29).