Gli angeli per il teologo
Guardini: una sfida per il pensiero e per la fede
di don Marcello
Stanzione | Ago 11, 2018
Romano Guardini nacque a Verona nel 1885. La sua
famiglia si trasferì in Germania quando aveva appena un anno di età. Compie gli
studi di chimica a Tubinga e quelli di Economia Politica a Monaco e Berlino.
Inizia gli studi teologici a Friburgo nel 1906 e viene ordinato sacerdote nel
1910. Comincia le sue docenze dapprima nell’Università di Bonn nel 1922 e un
anno più tardi occupa la cattedra di Filosofia Cattolica della religione e
visione cattolica del mondo (Katholische Weltanschauung) dell’Università di
Berlino.
Soppressa la cattedra durante il governo
nazionalsocialista nel 1939 occupa la cattedra ad personam della Weltanschauung
(visione del mondo) nell’Università di Tubinga nel 1945. Nel 1948 accetta la
cattedra ad personam dell’Università di Monaco di Baviera fino a diventare
professore emerito nel 1962. Trascorre a Monaco gli ultimi anni della sua vita
dove muore nel 1968. La “figura” dell’angelo rappresenta in Guardini una sfida
per il pensiero e per la fede personale. L’angelo è una presenza costante nelle
sue opere, non solo nei brevi trattati di carattere biblico e teologico
dedicati specificamente a questo argomento. Infatti, l’angelo appare con
particolare rilevanza in tutti i suoi scritti di filosofia, di religione e di
ermeneutica letteraria. In seguito analizziamo l’interpretazione di Guardini
dell’angelologia di Dante, Dostoevskij, Holderlin e Rilke.
Gli studi di Guardini su Dante Alighieri (1265-1321),
soprattutto sulla Divina Commedia, si estendono dal 1930 al 1960. Nel 1937
scrive il primo volume di Studio di Dante dedicato agli angeli, L’angelo nella
Divina Commedia di Dante, per rispondere alla questione del significato degli
angeli nel poema, l’aspetto sotto il quale appaiono, il carattere che
manifestano e la natura delle loro azioni. Guardini non accetta la
degenerazione della figura dell’angelo nell’arte degli ultimi cinque o sei
secoli. La visione moderna ha ridotto gli angeli a una figura sentimentale
puramente terrena e a un’entità mitologica lontana. Guardini scrive:
“A questo proposito si può constatare che solo a
partire dalla fine del Medio Evo e soprattutto nell’epoca moderna l’angelo vive
nella coscienza sociale come una figura un po’ sentimentale, un essere per metà
femminile. Senza dubbio, tanto dell’Antico quanto nel Nuovo Testamento, così
come nella coscienza cristiana primitiva e gli inizi del Medioevo, l’angelo è
un essere straordinario e temibile”.
Secondo Guardini, risulta difficile concepire il mondo
degli angeli come un mondo reale di persone reali nella cultura moderna che ha
prodotto individualismi e che si è impoverita spiritualmente. Gli angeli della
Divina Commedia entrano allo scopo di interpretare l’eternità. Sono spiriti
puri che esprimono la totalità del loro essere in ognuna delle loro azioni. Nel
primo istante della loro vita, dal loro essere creati da Dio dovettero prendere
una decisione davanti a Dio e il teologo Guardini scrive: “L’essenza della vita
angelica consisterà pertanto nel fatto che gli angeli si decisero per Dio con
tutto il loro essere”. L’amore di Dio offrì alla creatura angelica la
possibilità della comunione divina, la quale si realizza in modo diverso e
decidere fra la salvezza e la dannazione. Per lui l’esistenza degli angeli
“consiste nella partecipazione alla vita divina mediante la visione, l’amore,
la lode e il servizio”. Pieni di Dio e orientati totalmente verso di Lui, per
Guardini gli angeli del poema di Dante “sono angeli totalmente cristiani. Sono
gli araldi celesti, gli eserciti del Dio vivo, le prime creature del Signore
del mondo che si decisero alla santità”.
Inoltre, come indica il loro nome, gli angeli sono
messaggeri, cioè “gli angeli vivono in Dio, però allo stesso tempo sono i
messaggeri dei quali Egli si serve per operare nel mondo”. Insieme all’uomo c’è
un essere che lo esorta e lo aiuta a essere un io, a rimanere responsabile.
“Alle volte il compito più profondo dell’angelo custode è quello di aiutare
l’uomo ad essere se stesso in modo giusto, fra la presunzione e l’abdicazione
della propria realtà ed è una sventura che l’epoca moderna l’abbia
dimenticato”. Da qui l’unico obiettivo della relazione degli angeli con gli
uomini in Dante è la realizzazione del regno di Dio in ogni uomo: “Prendono sul
serio il destino di Dante con una premura che all’inizio si avverte appena, ma
che più tardi diventa sempre più chiara. (…) La loro attenzione si orienta
completamente alla realizzazione del regno di Dio, e Dante occupa in stesso un
posto importante”.
Un’unica volta appare l’angelo nell’Inferno della
visione di Dante. Si tratta di un essere portatore del potere divino e “che
possiede qualcosa di inaccessibile e inesorabile. Innanzitutto, quando gli
occhi di Dante sono coperti, la sua apparizione si descrive con immagini di
suoni naturali e paurosi; dopo, quando può vedere nuovamente, con immagini
visive. L’angelo è terribile, possiede un potere divino e nello stesso tempo
un’indifferenza piena di disprezzo. Libera facilmente Dante e Virgilio da una
situazione che per loro era un cammino senza via d’uscita, (…) scompare di
nuovo senza degnarsi di dire una parola ai due viandanti”.
Nel Purgatorio Dante descrive il ministero angelico in
relazione con l’uomo: agli angeli viene affidato il compito di guidare le anime
nel loro cammino di purificazione. Si tratta di un cammino di espiazione dei
peccati dove gli angeli aiutano l’uomo ad essere giusto. Anche così la speranza
offre luce e serenità in questo cammino e Guardini scrive: “Pertanto un
ineffabile sorriso risplende sulla faccia dolorosa del Purgatorio. Qui la
santità si realizza continuamente e in movimento perenne passa dall’intenzione
all’essere e si manifesta nella salita visibile dei pendii della montagna fino
alla cima. Gli angeli sono i ministri di queste vicissitudini e nulla di più
bello può essere pensato che questo ausilio pieno di rispetto, di compassione e
allo stesso tempo di rigore di verità incorruttibile, che le creature celesti
danno agli uomini, loro fratelli penitenti”.
Nel Paradiso di Dante, per Guardini, appaiono le
milizie celesti e non figure singole, con l’unica eccezione di San Gabriele:
“Adesso gli angeli non appaiono più come figure singole. A partire da adesso,
ad eccezione dell’arcangelo San Gabriele che è al servizio di Maria,
appariranno sempre eserciti celesti. Li incontriamo per la prima volta nel
paradiso terrestre. Il giardino dell’Eden si mostra di una bellezza sacra,
personificato da Matelda, espressione dell’armonia tra la volontà dell’uomo,
completamente libera e buona, e la creazione di Dio”. Questi angeli nel
Paradiso di Dante, fanno parte di nuovi cori formando gerarchie e avvolgono la
realtà divina: “Nella gerarchia si mostra la varietà e l’unità di modi con cui
gli angeli, attraverso il loro canto, partecipano alla pienezza del valore di
Dio”.
Guardini scrive Figure religiose nelle opere di
Dostoevskij. Studi sulla fede nel 1933. Sette sono i capitoli che dedica agli
aspetti religiosi dell’opera di Dostoevskij (1821- 1881). I personaggi di
questo pensatore e il mondo dei suoi valori sono di natura religiosa.
Attraverso il linguaggio e le esperienze religiose di Aljosa, Ivan e
Stavroghin, Guardini realizza un’analisi dell’elemento angelologico e
demonologico in Dostoevskij. La grandezza di Aljosa Karamazov non è solo una
qualità umana per Guardini. Esprime qualche cosa di sovrumano, cioè la natura
angelica. “È certamente di una particolare essenza angelica, nella quale la
verità è l’atto di esistere. Questo essere angelico nella quale vive la verità
santa: quella dei Cherubini”. Attraverso personaggio di Stavroghin, Dostoevskij
mette in risalto la presenza del demonio nella vita dell’uomo. Stavroghin
afferma categoricamente di credere nel demonio “come persona e come allegoria”.
Con Ivan Karamazov, Dostoevskij ci presenta sulla sua
visione del diavolo e la sua condizione di angelo caduto. Per Guardini tutti
gli angeli furono messi alla prova, cioè dovevano riconoscere oppure rifiutare
la sovranità divina. Fu la prima scelta fra il bene e il male e per la prima
volta si fece la volontà di Dio. Però allo stesso tempo si cominciò
l’opposizione alla volontà di Dio, poiché esseri che possedevano il maggior
grado di conoscenza, volontà, responsabilità e libertà si ribellarono al
dominio divino e vollero essere dominatori della propria grazia. Scelsero il
male e si convertirono in esseri satanici: “Profonda è quest’espressione della
condizione dello spirito caduto che si è allontanato da Dio e così senza mai
poterlo raggiungere precipita nel nulla”.
poterlo raggiungere precipita nel nulla”.
Come conseguenza, questi esseri che hanno rinunciato a
Dio odiano l’uomo perché Dio ama l’uomo che tramite Gesù Cristo è arrivato a
essere figlio di Dio. Cercano di allontanarlo dalla volontà divina, come
tentarono di separare la volontà di Gesù da quella di Suo Padre. Secondo
Guardini questa presenza degli angeli ribelli nella vita di Gesù indica che
“non la si può ignorare, così come non si può ignorare quella dei buoni”. Nel
1939 Guardini scrisse un commentario alla composizione poetica di Hölderlin (1770-1843),
cristiano protestante, più tardi apostata, panteista e monista, e segnala che
la dimensione del religioso è il luogo dove si rivela l’essenza dell’uomo e
l’essenza di Dio, alludendo a Hölderlin che aveva perso la fede, anche se non
la struttura di quella religiosa cristiana. Nella poesia di Hölderlin, dichiara
Guardini, gli angeli sono messi nel mondo dell’immanenza e percorrono il
cammino della mitologia. Sono angeli luminosi, grandi, terribili, però mancano
di una relazione con Dio e con la grazia. In altre parole, in Hölderlin, “gli
angeli appaiono nuovamente di una grandezza inquietante e sempre in relazione
alla storia del paese, della città, della terra natale, come “angeli della
patria”. Le sue poesie sono piene di un mondo di esseri divini e questo mondo
“è strutturato in due poli: uno superiore, posto nell’aria, la divinità della
altura dominatrice, della luce, della chiara legge; e uno inferiore situato
sulla terra, la divinità della profonda fecondità, dell’oscurità, della lava
incandescente, del caos pieno di tutte le possibilità, del perenne arrivare a
essere e apparire”.
Guardini realizza anche un’analisi, una critica
cristiana al messaggio contenuto nelle Elegie di Rainer Maria Rilke
(1875-1926), negli aspetti della vita umana considerati degni di un nobile
pianto. L’Elegia appartiene alla serie di poemi che ha come messaggio
principale la dottrina della morte e dell’ amore, ma per Rilke sono possibili
la morte e l’amore solo se la persona scompare. Insieme alla grandezza
artistica e linguistica della principale opera di Rilke, Guardini segnala la
secolarizzazione del messaggio della sua opera: l’idea cristiana è stata
ridotta all’immanenza antropologica-cosmologica. Rilke considera che il mondo
si trova in una continua trasformazione dal suo essere visibile e provvisorio
in un essere invisibile e definitivo, e vede l’angelo come quella creatura
nella quale si è già realizzata la trasformazione del visibile in invisibile.
Proprio Rilke scriveva a Witold von Hulevicz che l’angelo è come “l’essere che
garantisce il riconoscimento di un grado superiore della realtà
nell’invisibile”. Nella poesia di Rilke l’angelo ha un significato particolare:
“si mostra indifferente all’uomo, si colloca al posto di Dio”. La Elegia parla
dell’angelo, però non si tratta dell’angelo come messaggero della rivelazione,
ma viene concepito nel processo che attraversa l’età moderna e che vede gli
esseri spirituali nell’ambito degli dei. Per questo, l’angelo di Rilke, “è uno
dei testimoni di quel processo che attraversa tutta l’età moderna, processo in
cui il mondo si emancipa dalla rivelazione, però assumendone i contributi
dentro i propri limiti”.
Per Guardini, questa visione mitologica degli angeli è
lontana dal pensiero cristiano che afferma che la creazione del mondo visibile
è stata derivata da una realtà invisibile, cioè dagli angeli. Questi
“costituiscono un mondo di persone, di essenze, di atti, di relazioni, però
come spiriti puri”. È questo carattere personale degli angeli che Guardini
ricalca nel commentare la terza preghiera del Padre Nostro: “Dal contesto della
rivelazione notiamo che prima della creazione del mondo visibile c’è stata una
creazione del mondo puramente spirituale, cioè degli angeli. Quelli che furono
creati, non sono solo poteri o relazioni, ma esseri, persone dotate di
intelligenza, libertà e responsabilità”. Riassumendo, gli angeli di cui ci
parla la Bibbia sono esseri completamente diversi dalle figure angeliche che
troviamo nella letteratura moderna, principalmente in Hölderlin e Rilke. Guardini
sottolinea che gli angeli e i demoni nella Sacra Scrittura sono persone, esseri
reali e personali. Da parte loro, l’angelologia in Hölderlin e Rilke è
totalmente mitologizzata; senza nessuna relazione con il Dio della Rivelazione,
gli angeli sono i signori divinizzati ed esemplari per la storia e per la
patria e manifestazioni concrete della realtà. Secondo Guardini si tratta di
figure angeliche “però semplicemente come esseri di questo mondo: per Hölderlin
come forze della storia, per Rilke come quelli che garantiscono la totalità di
un mondo che accoglie in grande unità il visibile e l’invisibile…”.
Nessun commento:
Posta un commento