Limena, note storiche essenziali
(Estratto dalla ‘Relazione specialistica. Sistema dei beni
storico-culturali’ del Pat di Limena, a cura di Bruno Trevellin)
Il territorio di Limena si trova a nord ovest della città di
Padova. L’etimologia del nome si fa derivare dal latino limes-liminis, limite (= confine, soglia). Esso fu per secoli
sconvolto dalle piene del fiume Brenta che ripetutamente allagava vasti terreni,
mutando spesso il suo corso; tali divagazioni hanno quasi completamente
cancellato tracce di insediamenti e manufatti, modificando in alcuni punti la
conformazione stessa del terreno.
Un primo insediamento cominciò a formarsi fin dall’epoca romana. Il nostro territorio era lambito
dalla strada romana di Val Medoaci, importante strada per i traffici con il
nord e per la transumanza delle pecore (la lana era indispensabile materia
prima per le fiorenti industrie padovane), che collegava Padova e la Valsugana.
Era già pieve all’inizio del decimo secolo.
La costruzione di una primitiva cappella deve essere avvenuta
in epoca longobarda con la
dedicazione ai Santi Felice e Fortunato. La consacrazione avvenne nel 1027 ad
opera del vescovo Orso. L’epoca comunale
è contrassegnata da lotte e rivalità tra i comuni confinanti: Vicenza, Verona e
Venezia. Limena assunse una notevole importanza strategica specialmente dopo lo
scavo del canale Brentella. La costruzione fu realizzata nel 1314 per
portare acqua al Bacchiglione, e quindi a Padova, prelevandola dal Brenta. Essa
fu dettata dall’esigenza di collegare il Brenta con il Bacchiglione per evitare
che la città di Padova rimanesse senza acqua quando i Vicentini, deviando le
acque del Bacchiglione a Longare, ne impedivano l’approvvigionamento alla
città. Forse fu usato qualche tratto di un antico alveo, ma non si hanno
notizie precise sull’esecuzione dell’opera. La costruzione del nuovo canale
sconvolse l’assetto urbanistico di Limena con l’abbandono del vecchio nucleo attorno
alla Chiesa e lo sviluppo di un nuovo nucleo legato all’attività di commercio e
trasporto fluviale. Il nuovo canale poneva però il problema del controllo delle
acque in caso di piena del Brenta; per regolare quindi l’afflusso della
corrente nel nuovo canale Francesco il Vecchio da Carrara fece costruire nel
1370 all’inizio del Brentella i Colmelloni
(da colmèlo= pilastro) su progetto di Nicolò della Belanda, ovvero uno
sbarramento mobile antesignano dei moderni sostegni. La vita del paese si
svolse all’epoca nei pressi dei Colmelloni formando così un nuovo centro. A
protezione di tale manufatto fu costruito un castello che venne poi distrutto
assieme ai Colmelloni dall’esercito dell’imperatore Massimiliano nel 1509
durante la guerra di Cambrai.
Da parte sua la Repubblica
Serenissima si occupava in particolar modo del controllo del Brenta che,
sfociando in laguna, ne alterava l’equilibrio; la regolazione delle acque del
Brentella, quindi, fu una questione che costituì continua preoccupazione per
Venezia fino alla ricostruzione dei colmelloni avvenuta nel 1775. Il nuovo
manufatto idraulico, tuttora esistente, è costituito da due fabbricati posti a
ponte sopra il canale, provvisti di panconi mobili che, all’occorrenza, possono
scendere scorrendo nei gargami per bloccare, parzialmente o totalmente, il
flusso d’acqua regolando di conseguenza la portata nel Brentella.
Unitamente ai colmelloni si realizzò una briglia fissa (opera di ingegneria idraulica posta trasversalmente
all’alveo per ridurre il trasporto di materiale solido di fondo), anch’essa
tuttora presente, lungo il corso del Brenta, qualche centinaio di metri a valle
dell’incile (punto da cui si diparte il corso d’acqua secondario) del
Brentella. Questa briglia fu dotata anche di una conca per la navigazione,
abbandonata nel XIX secolo e demolita all’incirca nel 1880.
La Repubblica di San Marco portò un periodo di relativa
tranquillità con una ripresa dell’attività agricola, favorita anche da un
discreto incremento demografico, fatta eccezione per gli anni in cui infierì la
peste. La proprietà terriera era
divisa fra i ricchi patrizi veneziani e gli ordini religiosi o i patrimoni
ecclesiastici. Dalle notizie storiche acquisite si rileva che la famiglia veneziana Fini possedeva molti
beni in Limena: 1890 campi, un bosco, numerose case, l’osteria, la beccaria, il
forno, il molino e la fornace. Assai vicino ad un’ansa del Fiume Brenta, all’interno di un probabile “castellaro
romano” fu costruita la Villa Pagan poi Pacchierotti-Trieste con pregevole
Oratorio; il nobile Benedetto Pagan possedeva in località Tavello, attorno al
1740, circa trecento campi padovani.
Dall’inizio dell’ottocento anche Limena vide lo
spezzettamento delle due grandi proprietà: quella della famiglia veneziana dei
Fini e quella dei monaci lateranensi di S.Giovanni di Verdara, a favore
soprattutto della borghesia padovana. Per la manutenzione delle barche, in
prevalenza burci, nel 1836 sorse a Limena uno squèro retto dalla famiglia Nicoletti, trasferitasi lì dopo la
chiusura dello squèro che gestiva in città alla Specola. Il cantiere rimase in
attività per quasi un secolo cessando nel 1914. Veniva costruita la padovana,
tipica imbarcazione per il trasporto
fluviale. Fino agli inizi del XX
secolo Brenta e Brentella furono usati per trasportare il legname. I
tronchi tagliati nei boschi dell’Altopiano di Asiago e del Cadore venivano
legati tra loro e fatti trasportare dall’acqua. Attraverso il Brentella e poi
per il Bacchiglione il legname giungeva fino al Bassanello, dove poteva essere
tirato a terra oppure continuare la sua corsa per il canale Battaglia. Tale
attività cessò nel 1916.
Altre merci che veniva
trasportate attraverso il Brentella erano la sabbia e la ghiaia del Brenta che venivano caricate a Campo San
Martino e che da Limena scendevano fino a Padova. Da qui eventualmente i burci
potevano continuare per Monselice lungo i canali Battaglia e Bisatto, o per
Bovolenta via canale Battaglia e canale Vigenzone, oppure per Venezia lungo i
canali padovani, il Piovego e quindi il Naviglio del Brenta.
Il tracollo della
navigazione avvenne negli anni ’50 del XX secolo con la diffusione del
trasporto merci su strada.
Agli esordi del XX secolo, nell’ambito di un piano
lungimirante di forte industrializzazione della zona da parte del Duca Paolo
Camerini, venne inaugurata la Ferrovia
Padova – Piazzola. Nel 1885 la proprietà del possedimento di Piazzola sul
Brenta era passata a Paolo Camerini (1868 – 1937), nominato nel 1925 Duca per
meriti agricolo – industriali. Iniziò una fortissima fase di sviluppo
industriale, Piazzola sul Brenta divenne una “città feudo” in cui le attività
economiche, agricole ed industriali si integravano tra loro. La vita stessa
degli abitanti era assorbita da un sistema economico – sociale facente capo al
suo unico proprietario. Le industrie principali erano tre, la filanda per la
seta, la fabbrica dei concimi chimici e lo iutificio, a cui se ne affiancavano
altre di minori: le fornaci, la segheria, il maglio, la ferriera, i mulini e la
fabbrica per le conserve (più tardi trasformata in essiccatoio per il tabacco);
completavano l’assetto industriale dell’area l’attività per l’estrazione di
inerti dal Brenta e sei centrali per la produzione di energia elettrica.
Questo è il contesto nel quale si inserì la realizzazione
della Ferrovia privata Padova – Piazzola sul Brenta, poi prolungata sino a
Carmignano di Brenta nell’anno 1923, chiamata appunto “Ferrovia Camerini”, vero
elemento infrastrutturale di tutto l’apparato produttivo collegante gli opifici
dell’Alta Padovana al mercato cittadino e nazionale. Il traffico era
prevalentemente merci e forniva il collegamento con le fabbriche, il porto fluviale di Limena e le cave
di ghiaia del Brenta. I lavori per la realizzazione della ferrovia iniziarono
nel gennaio 1910; la linea fu dotata di tre stazioni: Piazzola sul Brenta,
Limena e Padova e di due fermate fisse: Villafranca – Vaccarino e Croce di
Altichiero e di una fermata facoltativa: Tremignon. Furono edificati sei
caselli di guardia per cantonieri opportunamente disposti lungo il tracciato.
L’inaugurazione ebbe luogo domenica 02 aprile 1911.
Il Gazzettino di lunedì
3 aprile 1911 riporta il resoconto della giornata di inaugurazione della
ferrovia: nel quale descrive il treno inaugurale che si compone di un
bagagliaio e di quattro carrozze, le stazioni sono imbandierate e infiorate.
Alla stazione di Limena vi fu una piccola sosta e salì sul treno il Sindaco
Cav. Garolla. Il treno partì alle ore 10:00 da Padova e arrivò a Piazzola alle
10:35, a ricevere gli ospiti si trovavano l’onorevole Paolo Camerini con la
moglie Francesca ed il Sindaco di Piazzola Cav. Zannini. Pronunciò il discorso
il Cav. Vittorio Fiorazzo, presidente della Società della Ferrovia Padova
Piazzola: nel quale ribadì che la ferrovia serviva al trasporto delle materie
prime e dei prodotti della juta, dei laterizi, dei lavori in cemento, dei
concimi chimici, della trattura dei bozzoli e altre minori, e che i benefici si
sarebbero risentiti da tutto il territorio percorso dalla ferrovia stessa,
importante e notevole quello per il comune di Limena, oltreché per la sua forte
produzione di vino, per l’industria degli strumenti che servono alla
viticultura ed alla vinificazione, molto conosciuti ed apprezzati anche
all’estero.
L’edificio della stazione della Ferrovia Padova – Piazzola
era in via Tiziano Aspetti prospiciente la strada comunale denominata Borgo
Magno; il binario correva a fianco della linea Padova - Bassano / Padova -
Montebelluna per quasi un chilometro, poi si staccava verso destra e iniziava
la salita sulla rampa del Cavalcavia Camerini per sovrapassare la linea F.S..
Il cavalcavia era promiscuo con la Statale n. 47, ma la massicciata ferroviaria
si trovava ad una quota più alta e separata da essa tramite una cunetta di
scolo. Subito dopo la fine della discesa sorgeva il primo casello ferroviario.
Il tracciato proseguiva per tre chilometri con andamento rettilineo in sede
propria, ma dopo la fermata di Croce di Altichiero ritrovava la Statale 47,
alla quale si affiancava promiscuamente (tratto denominato le longhe di
Limena), giungeva quindi in prossimità della piazza di Limena con curva e
controcurva per passare in mezzo agli edifici riducendo la velocità;
attraversava il ponte sul canale Brentella ed iniziava il doppio binario davanti
alla stazione. Poco lontano sorgevano le officine meccaniche Garolla che
producevano macchine agricole e macchinari enologici.
Pietro Giuseppe Garolla (1849 – 1934), inventore
autodidatta, che potremmo definire un Leonardo dell’agricoltura e dell’enologia,
fu un inventore la cui fama non conobbe e ancora oggi non conosce confini. Già
a fine Ottocento mise a punto la pompa irroratrice a zaino, si occupò del
perfezionamento dei cannoni antigrandine, filtri, misuratori di vini e molto
altro. La sue vere perle furono, e rimangono, l’invenzione del raccordo
“universale” e della pigiadiraspatrice centrifuga datata 1887.
La promiscuità della ferrovia con la strada statale cessava
in corrispondenza del bivio della provinciale per Piazzola; il tracciato,
parallelo alla strada, era separato da un’ampia fascia di terreno verde sulla
quale sorgevano i pali della linea telegrafica. L’attività continuò fino al
1957 quando l’affermarsi del trasporto su gomma determinò la dismissione della
tratta. Limena era famosa per la produzione di vini caratteristici: il
corbinello ed il friularo, che venivano immessi nel mercato specialmente a
Venezia utilizzando per il trasporto anche appositi vagoni cisterna.
Nessun commento:
Posta un commento