giovedì 1 dicembre 2016

TORNERANNO I PRATI, di Ermanno Olmi (per parlare della guerra con il cinema)

TORNERANNO I PRATI
Poetico, sofferente, istruttivo.

Tre aggettivi che soltanto a malapena riescono a descrivere Torneranno i prati, un film la cui essenzialità colpisce al cuore il senso di colpa degli esseri umani di qualunque età, epoca e generazione. Appartenere alla razza è sufficiente per essere colpevoli perché l’umano, così (in)adeguatamente equipaggiato di cervello e coscienza, è incapace di debellare il seme dell’autodistruzione che porta dentro di sé. L'83enne regista Ermanno Olmi racconta un’innevata notte in trincea al confine italo-austriaco, durante la Prima Guerra Mondiale di cui si celebra quest’anno il centenario.

Ma la storia valica facilmente i confini storico-geografici. Le vite di quei soldati traditi dai loro superiori, sono anche le vite dei loro corrispettivi austriaci, o le vite dei combattenti delle guerre Puniche, Bizantine, Napoleoniche, Mondiali, del Golfo, di quelle attuali e delle future. Sono secoli che l’uomo non fa tesoro dei propri errori che si perpetuano di generazione in generazione e, con essi, il senso di colpa di non avere memoria storica. Torneranno i prati non arriva esplicitamente così lontano, eppure provoca riflessioni profonde.
Il dramma dei soldati in trincea è distante da chi guarda, non solo perché racconta un episodio che appartiene ormai più ai nostri libri che a noi stessi. Ma l’essenzialità del testo e della messa in scena si insinuano nella coscienza di minuto in minuto. Facendosi padroni dei propri tempi teatrali e delle proprie emozioni, gli attori interpretano soldati fantasmi dai quali la speranza ha preso il largo e anche la disperazione si tiene a distanza. L’irrazionalità della guerra li ha già sconfitti, lasciandoli in preda a solitudine, paure, rancori, rassegnazione. È vera la storia da cui Olmi ha tratto il suo film, come vere sono le contraddizioni del genere umano che quelle guerre continua a generarle. E il titolo parla chiaro: Torneranno i prati in quei luoghi per coprire la sofferenza e dimenticare. E forse, prima o poi, per imparare a non ripetere gli stessi errori.
PROPOSTO NELLA CLASSE TERZA

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