LA STORIA
La scuola, il calcio, e la sindrome
di Down
«Io che sono campione del mondo»
«Io che sono campione del mondo»
Riccardo Piggio, il ragazzo padovano bomber della
Nazionale che ha trionfato in Portogallo
LIMENA
(PADOVA) Tiro
dell’attaccante, il portiere respinge e Riccardo Piggio piomba come un falco in
area. «Gooool!». Mentre rivede le immagini scorrere sul telefonino, si emoziona
ancora. E sa che il sogno è solo all’inizio, che quel ragazzetto con la maglia
numero 8 sarà lo spauracchio del Portogallo: il difensore stoppa, lui gli ruba
la palla, lo dribbla, e calcia più forte che può. «Rete!». Di nuovo. Non è
finita, perché una partita di calcio si vince con il cuore ma anche con
l’opportunismo: un passaggio sbagliato dal portiere, l’attaccante che
intercetta e accompagna il pallone in porta con un colpetto di piatto. «Tripletta!».
E la firma è sempre la stessa, è sempre quella di Riccardo.
«Siamo
campioni del mondo», rivendica
con orgoglio, mostrando la medaglia d’oro conquistata due settimane fa a Viseu,
battendo in finale per 4 a 1 i padroni di casa. È tutto vero: gli Azzurri della
Fisdir - Federazione Italiana Disabilità Intellettivo Relazionale - hanno vinto
il primo campionato mondiale di calcio a 5 riservato agli atleti con sindrome
di Down. E il bomber è questo diciottenne di Limena (in provincia di Padova)
che frequenta il quarto anno all’istituto «Rolando» di Piazzola sul Brenta, ha
una fidanzata, ama la matematica e lo sport. «È affetto da mosaicismo», spiega
la madre, Raffaella Bassan. «In pratica ha due linee genetiche diverse: una è
identica a quella di tutti i normodotati, e quindi composta da 46
cromosomi,l’altra invece ne conta 47, come per chi è affetto da sindrome di
Down». Un «mondo di mezzo» che consente a Riccardo di avere maggiore autonomia
rispetto a gran parte dei suoi compagni della Nazionale. «È bravo - dice il
padre, Stefano Piggio - prepara da mangiare, va a fare la spesa e tra qualche
anno potrà andare a vivere fuori casa, con altri ragazzi nelle sue condizioni.
Siamo orgogliosi: quando è nato, io e sua madre non avremmo mai immaginato che
avrebbe raggiunto questi traguardi. L’ho capito solo più tardi, vedendolo
superare uno dopo l’altro gli ostacoli che la vita gli metteva davanti. E lo
sport, in questo suo percorso di crescita, l’ha aiutato molto».
Riccardo si
gode il momento di gloria - condivisa con l’altro veneto della Nazionale, Davide Vignando, anche lui
padovano - e la medaglia vinta in Portogallo finisce per brillare nell’angolo
dei trofei, che comprende pure un titolo italiano nei cento metri per ragazzi
Down conquistato lo scorso anno. E con un simile palmares, tanto vale sognare
in grande. «Voglio vincere le Olimpiadi», assicura. Potrebbe anche riuscirci,
visto che il calcio a 5 è tra gli sport candidati alle paralimpiadi di Tokyo
2020 e lui, nonostante sia il più giovane del gruppo, a furia di segnare si è
conquistato un posto da titolare in Azzurro. La disabilità è un limite solo
agli occhi degli altri. «Lui è speciale», dicono Francesco e Nicola, i fratelli
di Riccardo. Fin da bambini si sono sempre allenati insieme, nel prato dietro
casa, dove papà Stefano ha montato una porta da calcio. Poi l’ingresso, con il
suo amico Davide, nello Special Team Padova, la squadra composta da ragazzi
Down allenata da Sara Gastaldello ed Elio Russo. E da lì,a suon di gol,
l’approdo nella Nazionale allenata dai ct Roberto Signoretto e Gianluca Oldani.
«Il futuro?
Potrei fare il calciatore, oppure lavorare in un negozio. O magari faccio tutte e due le cose». Nel
dubbio, si dà da fare su entrambi i fronti: oltre a giocare a calcio, un paio
di volte la settimana fa il commesso in una boutique della zona. E poi c’è la
scuola. «Mi piace studiare», assicura mentre posa per l’obiettivo del fotografo
del Corriere del Veneto. Raccontata così, pare la vita di un qualunque
diciottenne: i pomeriggi sui libri, il telefonino, il tifo per l’Inter e la
venerazione per il bomber Mauro Icardi («Ma prima mi piacevano anche Milito e
Palacio»). Ora si aggiungono anche i complimenti di Alex Del Piero, che su
Facebook pubblica una foto di Riccardo e dei suoi compagni di squadra e scrive:
«L’Italia è di nuovo Campione del Mondo, stavolta grazie a voi! Grandi ragazzi,
un grande abbraccio!»
Corriere della
Sera, 27 aprile 2017
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