venerdì 24 marzo 2017

Antigone di Sofocle, rapppresentazione scenica



Antigone
di
Sofocle
Spettacolo messo in scena da un gruppo di ragazzi della 3 A per la propria classe, venerdì 24 marzo 2017 (prof. Bruno Trevellin)



Personaggi e interpreti:
Presentatore - Simone V.
Presentatore - Luca C.
Antigone - Ludovica R.
Ismene - Sara M.
Polinice - Leonardo C.
Emone - Leonardo C.
Creonte - Abdallah B.
Guardia - Simone V.
Tiresia - Simone V.
Guardia - Luca C.
Costumi di Sara M.

La tragedia è ambienta a Tebe, città dell’antica Grecia, davanti al palazzo del re Creonte. Racconta la storia di Antigone, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell'indovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine di liberarla, ma troppo tardi, perché Antigone nel frattempo si è suicidata impiccandosi. Questo porta al suicidio il figlio di Creonte, Emone (promesso sposo di Antigone), e poi la moglie di Creonte, Euridice, lasciando Creonte solo a maledire la propria stoltezza.

Organizzazione dell’attività:
1.     Lettura e comprensione del testo
2.     Adattamento del testo a una rappresentazione scenica di 20-30 minuti
3.     Visione della tragedia da sito Rai (https://www.youtube.com/watch?v=xZAYDhqBtmM)

Modalità di rappresentazione alla classe:
1.     Parti recitate a memoria dagli attori
2.     Parti lette dagli attori
3.     Parti spiegate oralmente dai protagonisti
4.     Invito alla classe a fare domande
5.     Guida a una riflessione finale sulla tragedia
6.     Individuazione di una giuria per una valutazione della rappresentazione


(entrata in scena dello spettro di Polinice)

ANTIGONE (scena iniziale rappresentata)
OMBRA DI POLINICE - Figlie di Edipo, mie sorelle, voi
che le orribili maledizioni
di nostro padre udiste, almeno voi,
nel nome degli dei ve ne scongiuro,
quand’esse avranno fine, e il piede
posar vi sarà dato ancora in patria,
siate pietose, non disonoratemi,
negandomi una tomba e i funerali...
Polinice resta immobile.
ANTIGONE - Compagna, sorella Ismene, quale altra disgrazia
deve imporci Dio, quale altra disgrazia tra tutte quelle
che ci vengono da Edipo?
Io non ho visto fin qui che dolori,
delitti, disprezzo, infamia. Tutto su di noi.
E adesso, questo bando
che dicono proclamato a tutto il popolo
dal nuovo capo Creonte,
che cos’è? Tu non sai niente?
ISMENE - A me, Antigone, non è arrivata nessuna notizia,
né lieta né triste, i nostri due fratelli Eteocle e Polinice
si sono uccisi l’un l’altro. Da quando è partito, stanotte,
l’esercito di Polinice, non so niente di più: niente
che più mi conforti e che più mi rattristi.
ANTIGONE - Lo immaginavo. Ti ho chiamata
per confidare una cosa a te sola.
ISMENE - Che mi vuoi dire? Sembra
che qualcosa ti agiti, sicuramente.
ANTIGONE - Creonte ha concesso la sepoltura
a uno solo dei nostri fratelli. L’altro
l’ha ritenuto indegno di questo onore: secondo giustizia,
come usano dire, e servendosi della legge,
ha chiuso Eteocle nella terra, bene accolto là sotto
dalle ombre. Ma il cadavere di Polinice,
di lui morto con tanto affanno, c’è l’ordine
per tutti di non coprirlo di terra e di non piangerlo neppure,
ma di lasciarlo senza sepoltura, senza che nessuno lo pianga,
dolce offerta ai corvi che lo guardano dall’alto
per gioia di divorarlo. Questo ha ordinato Creonte. E chiunque ardirà
di compiere il gesto di pietà verso il morto sarà lapidato.
Così è stabilito. Ora dovrai dimostrare se sei coraggiosa o vile.
ISMENE - Se tutto è già stabilito come dici tu,
che cosa potrei mutare io?
ANTIGONE - Vuoi tentare con me, spingerti con me?
aiutarmi?
ISMENE - In quale rischio? Dove vuoi arrivare?
ANTIGONE - Vuoi aiutarmi a seppellire il morto?
ISMENE - Pensi di seppellirlo contro il divieto?
ANTIGONE - Sì. E’ mio fratello, e tuo fratello, anche se non vuoi.
Nessuno dovrà incolparti di tradimento.
ISMENE - Sei troppo audace: vuoi opporti
agli ordini di Creonte.
ANTIGONE - Creonte non ha il diritto di separarmi dai miei.
ISMENE – Ricorda che siamo donne, per natura incapaci di lottare contro uomini.
Costrette dai più forti dobbiamo subire queste cose,
e altre ancora più gravi. Io chiederò perdono a Dio,
perché a tanto sono costretta; e obbedirò alla potenza dei vivi.
Agire da estremisti è una pazzia.
ANTIGONE - Non ti prego più. E non voglio il tuo aiuto,
anche se più tardi me l’offrirai. Resta pure quella che sei,
quella che ti piace di essere. Lo seppellirò io. E poi
sarà bello morire. Cara a lui riposerò con lui a me caro.
E avrò compiuto un delitto santo. A quelli di laggiù
io dovrò essere cara per un tempo più lungo
che agli uomini: perché laggiù io starò per sempre.
E tu disprezza pure le leggi divine.
ISMENE - Io non le disprezzo le leggi divine; non ho la forza
di combattere contro le leggi dello Stato.
ANTIGONE - Inutili pretesti i tuoi,
che non ti giustificano. Vado io sola.
ISMENE - Mi fai paura.
ANTIGONE - Non preoccuparti per me. Guarda al tuo destino.
ISMENE - Non svelare a nessuno il tuo disegno, almeno:
nascondilo, farò anch’io così.
ANTIGNE - No. Devi parlare, devi far sapere a tutti
quello che voglio fare. Il tuo silenzio
mi sarebbe più odioso di te.
ISMENE – E’impossibile agire come dici.
Tu ti perdi dietro ai sogni.
ANTIGONE - Mi fermerò soltanto quando non ce la farò più.
ISMENE - Fin dall’inizio bisogna guardarsi dalle cose impossibili.
ANTIGONE - Se dici questo diventi mia nemica e nemica
del fratello ucciso. Lascia affrontare a me,
e alla pazzia che mi accompagna, questa prova terribile.
ISMENE - E muori dunque se vuoi! Io ti vorrò sempre bene.
Ma tu sei pazza, pazza, pazza!
Escono ed entra Creonte

CREONTE - Vi ho fatto chiamare perché vi sapevo rispettosi dell’autorità dei capi, sempre. Ecco il mio decreto, riguardo ai figli di Edipo. Eteocle, morto davanti a tutti con il ferro in pugno, da prode, per la sua terra, sia chiuso nella tomba: a lui si facciano offerte sacre, dovute agli eroi caduti;
suo fratello, Polinice, che tentò di impadronirsi della terra dei padri
e noi tutti piegare a servitù, non abbia né sepoltura né pianti:
il suo corpo sia preda ai cani e agli uccelli.
GUARDIA - A te piace, Creonte, giudicare così e così disporre.
Per chi è nemico o amico del paese.
A te è consentito servirti di ogni legge: sui morti e su quanti ancora qui viviamo.
CREONTE - Sull’esecuzione dei miei ordini, dunque, vigilerete voi.
I custodi del morto sono già pronti.
GUARDIA - Quali ordini, allora, vuoi imporci?
CREONTE - Di essere spietati con chi trasgredisce il mio bando.
GUARDIA - Nessuno è così stupido da volere la morte.
CREONTE - Infatti come premio riceverebbe la morte.
Ma la speranza del guadagno, spesso, rovina gli uomini.
SECONDA GUARDIA - Amici! Amici! Sentitemi tutti!
CREONTE - Che c’è?


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