Scrittori veneti. Una mappa tra letteratura e turismo: il Veneto
fecondo degli scrittori
Antonella Mariani giovedì
27 settembre 2018
Da Comisso a Buzzati, da Salgari a Camon, dalla Arslan
a Rigoni Stern: il viaggio del giornalista padovano Sergio Frigo nei luoghi
degli autori più amati
Vicentino - Goffredo
Parise
«Trévise n’est pas Paris»,
amava scrivere Giovanni Comisso agli amici, citando Casanova,
per dire quanto stretta gli stesse la sua “odiosamata” città natale, Treviso,
da cui in effetti si allontanava spesso e volentieri. Per tornarci sempre,
però, e alla fine per sempre, in una villetta di periferia con davanti «un
piccolo pezzo di terra», dove «ancora mi affatico a vangare e allora capisco
che il mio destino è di non potermi liberare dalla terra» ( La mia casa
di campagna).
Una 'terra', quella veneta, che da
secoli è patria e/o luogo dell’anima per tanti scrittori e poeti, da Ippolito
Nievo a Francesco Petrarca, da Emilio Salgari a Dino
Buzzati, da Ugo Foscolo a Ernst Hemingway, per
arrivare ai contemporanei come Antonia Arslan e Ferdinando
Camon, Vitaliano Trevisan o Maria Pia Veladiano.
Non si pensi solo alla meta 'regina'
dei grandi maestri di tutte le arti, l’aristocratica Venezia. A emergere nelle
pagine della letteratura di ogni tempo sono anche (o soprattutto… ) alcuni
angoli del Veneto, dalle montagne al mare: le dolci rotondità dei Colli
Euganei, che hanno affascinato Byron e Fogazzaro,
la maestosa nobiltà del Piave di Parise e Zanzotto,
l’allure cosmopolita di Asolo, la Città dei Cento orizzonti di Giosué
Carducci e Freya Stark, il tormento triste dell’Altopiano
che prima ancora di vedere all’opera Mario Rigoni Stern ha
ispirato, a partire dalla Grande Guerra, i resoconti di Robert
Musil ed Emilio Lussu.
L’idea di compilare una 'cartina'
del Veneto a partire dai suoi cantori è venuta al giornalista a sua volta
scrittore Sergio Frigo, già giornalista culturale al 'Gazzettino',
che ha dato alle stampe I luoghi degli scrittori veneti (Mazzanti
Libri, pagg. 356, euro 20).
Paese per paese, provincia per
provincia, compone un suggestivo viaggio letterario-turistico, dove le mete
sono i luoghi descritti e quelli in cui sono vissuti tanti giganti della
letteratura nell’arco di 150 anni. E si scoprono alcune curiosità: è noto ad
esempio che gli scrittori veneti sono stati grandi viaggiatori (Comisso,
Noventa, Buzzati, Piovene, Ongaro, Parise). Meno noto che tra loro ci siano
stati anche grandi camminatori e sportivi (Nievo, Fogazzaro, Salgari, Rigoni
Stern, Camon, Ervas, Trevisan e - nomen omen - Tiziano
Scarpa).
L’invito dell’autore è, dunque, di
mettersi in cammino sulle tracce dei grandi scrittori. Come novelli Pollicino,
scarpe comode ai piedi e guida turistica tra le mani, si possono inseguire le
tracce autobiografiche lasciate da Antonia Arslan nei suoi
romanzi: dalle strade porticate che dal centro di Padova conducono al 'Santo'
(la Basilica di Sant’Antonio, il tragitto di lei bambina è descritto
magistralmente in La masseria delle allodole) al «lunghissimo
erto prato » che porta «al monte Sperone», incombente sulla valle di Sospirolo
dove si consumava l’«insondabile felicità» di ogni estate ( Il rumore
delle perle di legno, il terzo volume della trilogia armena della
scrittrice padovana).
Un itinerario curioso è quello sulle
orme di Emilio Salgari, il cantore di mille avventure esotiche che
in realtà fu stanziale a Verona e poi a Torino: se la sua casa natale e l’amata
Valpolicella sono ormai tappe classiche per gli appassionati, ci si può
avventurare fino all’isola del Boschetto, un tratto dell’Adige a sud della
città, che gli esperti giurano abbia fornito la materia prima per la descrizione
del «delta gigantesco, intricato, meraviglioso» del Gange solcato da
Tremal-Naik in I misteri della jungla nera: «Un’oscurità
profonda, resa densa da una nebbia pestilenziale che ondeggiava sopra i canali,
le isole e le isolette…». Un giovanissimo Emilio raggiungeva questo angolo di
fiume, oggi diventato un parco con un circolo ippico, in sella a un biciclo,
indossando a volte - racconta Sergio Frigo nel suo libro - un vistoso turbante
con una piuma di gallina che la sua accesa fantasia immaginava in testa a
Sandokan.
Può rivelarsi invece struggente
ripercorrere l’itinerario biografico e letterario di Ferdinando Camon,
lo scrittore padovano che meglio di chiunque altro ha descritto la fine della
civiltà contadina con la sua trilogiaIl ciclo degli ultimi (composta
da Il quinto stato del 1970, La vita eterna del
1972 e il successo planetario Un altare per la madre del
1978). Nella Bassa a cavallo tra le province di Padova e Verona la situazione
sociale ed economica non è più depressa come ai tempi dell’infanzia deprivata
di Camon, ma il paesaggio è ancora a tratti quello rurale descritto dai suoi
primi, dolenti romanzi. E soprattutto l’altare che ha ispirato uno dei suoi
libri più famosi è ancora lì, nella chiesa dell’ex monastero camaldolese di San
Salvaro, che oggi ospita tra l’altro un ostello della gioventù e un Museo
dedicato all’evoluzione del territorio della Bassa padovana: «Ed ecco una
mattina capita una piccola schiera di fedeli, inviata a mio padre con la
richiesta: se accettava di buona volontà che l’altare da lui costruito
diventasse l’altare per la messa…».
Nel libro di Sergio Frigo le
curiosità e le suggestioni sono tante: gli amanti di Hemingway troveranno
un itinerario che passa da Roncade, la «calda, bianca città» della Bassa
trevigiana descritta nel romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi fino
alla frazione di Biancade, dove nella settecentesca villa Ca’ Morellato, lo
scrittore americano incontrò Gabriele D’Annunzio. E così si
potrebbe continuare, pagina dopo pagina, città dopo città, dalle cime delle
Dolomiti al delta del Po, la letteratura che si accompagna al turismo. O,
forse, viceversa.
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