Rivolta di Varsavia
(agosto-ottobre 1944)
Con il termine Rivolta di Varsavia si indica l'iniziativa
insurrezionale dell'Esercito Nazionale
Polacco che fra il 1º agosto ed il 2 ottobre 1944
combatté contro le truppe tedesche di occupazione allo scopo di liberare la
città di Varsavia prima dell'arrivo dell'esercito sovietico, giunto ormai alle porte della capitale polacca dopo le grandi vittorie dell'offensiva d'estate
sul Fronte orientale.Il tragico fallimento dell'insurrezione, spietatamente schiacciata dalle forze tedesche dopo due mesi di battaglia cittadina, e soprattutto le cause di questo fallimento, principalmente ricondotte da alcune correnti storiografiche al mancato soccorso ai rivoltosi da parte dell'Armata Rossa, sono tuttora materia di vivaci diatribe storico-politiche.
Gli scontri e il mancato soccorso sovietico
La battaglia
trasformò Varsavia in un inferno che colpì duramente
la popolazione civile, stretta fra i due fuochi, stremata dall'improvvisa
scomparsa di generi alimentari ed oggetto della brutale repressione. Heinrich Himmler, superiore di von dem Bach in qualità di comandante
supremo delle SS e responsabile della germanizzazione delle zone occupate dalle forze del Reich, diede
ordine di uccidere senza distinzione di età, di sesso e di funzione; i militari
tedeschi erano quindi autorizzati a sparare anche ai bambini, alle donne, al
personale medico ed ai religiosi, nonché a bombardare e ad incendiare gli
edifici senza curarsi di chi li occupava.
Gli omicidi sulla popolazione civile commessi a Varsavia (specialmente nei
quartieri di Wola -38 mila persone- Ochota -oltre 10 mila- e di Mokotów)
avevano l'intento di distruggere la sua forza vitale e la città come capitale
del paese. La gente veniva raccolta nei capannoni delle fabbriche, nelle chiese
e in altri grandi edifici e poi uccisa a sangue freddo. A volte venivano uccise
intere famiglie con neonati. I cadaveri venivano ammassati in grandi pile a cui
poi veniva appiccato il fuoco. A questo lavoro era stato adibito il Verbrennungskommando Warschau, costituito dai
prigionieri delle SS.
Lo sperato
soccorso sovietico non vi fu, in primo luogo per le difficoltà dell'Armata Rossa sulla riva destra della Vistola (sobborgo varsaviano di Praga), dopo la dura sconfitta subita
delle unità corazzate sovietiche, contrattaccate di sorpresa da alcune Panzerdivisionen tedesche (Battaglie di Radzymin e Wolomin del 1º-10 agosto 1944); e inoltre
anche per la volontà politica di Stalin di non aiutare la rivolta nazionalista
a vantaggio di un successivo insediamento di strutture politico-militari
polacche filosovietiche organizzate nel cosiddetto "Comitato di Lublino" e nell'Armia Ludowa.
Fine della rivolta
La resa
dell'Esercito Nazionale fu siglata il 2 ottobre 1944 da
Komorowski e da von dem Bach. I tedeschi riconobbero agli insorti ed ai civili
catturati lo status di prigionieri di guerra, tutelati quindi dalla convenzione di Ginevra, ma imposero la deportazione di
quasi mezzo milione di persone in previsione dell'esecuzione di uno dei più
insensati ordini di Adolf Hitler: la totale distruzione della città
di Varsavia.
«Ogni abitante deve essere
ucciso, senza fare prigionieri. Che la città sia rasa al suolo e resti come
terribile esempio per l'intera Europa. »
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L'attuazione
delle condizioni di resa fu surreale: i civili ed i militari polacchi sfilarono
orgogliosamente per la città, consegnandosi ai militari tedeschi mentre a pochi
chilometri di distanza, oltre la Vistola, stazionava inattivo quello stesso
esercito sovietico che altrove stava combattendo vittoriosamente contro la Wehrmacht.
Una volta
sgomberata dalla popolazione, Varsavia fu distrutta, casa per casa, da corpi
delle SS sottratti al combattimento per tale scopo; solo nel
gennaio del 1945 l'Armata Rossa arrivò nella capitale abbandonata dai
tedeschi e ridotta in macerie. Il tragico epilogo della rivolta incrinò i
rapporti fra gli Alleati ed il governo polacco che il 3 ottobre 1944 rilasciò il
seguente comunicato:
« Non abbiamo ricevuto
alcun sostegno effettivo... Siamo stati trattati peggio degli alleati di
Hitler in Romania, in Italia e in Finlandia. La nostra rivolta avviene in un momento in cui i
nostri soldati all’estero stanno contribuendo alla liberazione di Francia, Belgio e Paesi Bassi. Ci riserviamo di non esprimere
giudizi su questa tragedia, ma possa la giustizia di Dio pronunciare un
verdetto sull’errore terribile col quale la nazione polacca si è scontrata e
possa Egli punirne gli artefici. »
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La scarsa
considerazione che il Comando degli Alleati aveva per le richieste polacche a
fronte di quelle russe, del resto, era già stata evidenziata ai tempi della Conferenza di Teheran, avvenuta 9 mesi prima dell'inizio
della rivolta, dove Churchill, Stalin e Roosevelt si erano accordati perché la Russia
mantenesse i territori polacchi acquisiti nell'invasione del 1939 e inglobasse
il resto della Polonia nella propria orbita, ma il governo polacco venne a
sapere di tali decisioni solo durante la Conferenza di Yalta, a guerra ormai conclusa.
(informazioni
da Wikipedia.org)
La Polonia non morirà
finché noi vivremo.
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