Occidentali’s
karma. Il crollo della natalità a Limena e le ricadute sulla popolazione
scolastica del futuro. Ma è suicido della Vecchia Europa
di
Bruno Trevellin, docente
Distribuzione della popolazione limenese per età scolastica 2016 (dati Istat)
Età
|
Maschi
|
Femmine
|
Totale
|
0
|
32
|
31
|
63
|
1
|
29
|
19
|
48
|
2
|
32
|
28
|
60
|
3
|
35
|
38
|
73
|
4
|
46
|
42
|
88
|
5
|
45
|
48
|
93
|
6
|
48
|
39
|
87
|
7
|
46
|
34
|
80
|
8
|
40
|
30
|
70
|
9
|
46
|
42
|
88
|
10
|
40
|
38
|
78
|
11
|
44
|
38
|
82
|
12
|
42
|
39
|
81
|
13
|
37
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40
|
77
|
14
|
41
|
40
|
81
|
15
|
58
|
41
|
99
|
16
|
46
|
33
|
79
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17
|
49
|
39
|
88
|
18
|
51
|
34
|
85
|
I dati parlano da soli e dicono che il crollo delle nascite a Limena,
come in tutto l’Occidente, c’è ed è preoccupante. La crescita della
popolazione, che negli ultimi anni è passata dai 6858 abitanti del 2001 ai 7952
del 2015, non ha conosciuto un corrispondente incremento della natalità. I
nati, che nel 2001 sono stati 99, nel 2016 sono solo 63 e l’anno prima ancor
meno: 48!
Con questi numeri nei prossimi anni a scuola avremo un numero minore di
classi e correremo pure il rischio di averle ben numerose. Di sicuro non avremo
bisogno di nuovi edifici scolastici, visto che saremo in difficoltà a riempire
quelli attuali.
Gli ultimi
giorni
Per cogliere meglio l’implosione cui stiamo andando incontro nella
vecchia Europa, basta l’articolo di G. Meotti pubblicato da Il Foglio (20 marzo 2015) su un recente
studio dello storico francese Michel De Jaeghere, Les derniers jours: La fin de l'Empire
romain d'Occident.
“L'Europa
come l'Impero romano: l'implosione per il calo delle culle
La chiusura
dei giardini d’occidente segnata dal calo demografico. Dati e libri a confronto
Quei razionalisti
polemici di Voltaire e Gibbon attribuirono la caduta dell’Impero Romano al
disfattismo ispirato dal cristianesimo, atterriti dall’immagine della chiesa
dell’Aracoeli e dello sciamare sul Campidoglio di frati salmodianti. Altri sono
ricorsi all’insufficienza militare, la sclerosi amministrativa, il benessere,
il distacco degli animi, le diserzioni, le connivenze con gli invasori. Gli
studiosi ispirati al materialismo storico, come Mazzarino e Mazza, hanno fatto
risalire il crollo alla crisi monetaria, mentre i marxisti, come Gordon Childe,
hanno puntato sulle contraddizioni di una società basata sulla schiavitù.
Adesso uno
storico francese, Michel De Jaeghere, nel suo libro di seicento pagine “Les
derniers jours”, gli ultimi giorni, scrive che la causa della caduta dell’Impero fu l’implosione demografica. Il
libro, recensito in maniera entusiastica dall’accademico francese Jean
d’Ormesson, sostiene che Roma collassò, passando da un milione di abitanti ai
ventimila del V secolo. Si produsse quella che Eric Dodds ha definito “un’epoca
d’angoscia”. La denatalità portò alla crisi dell’amministrazione, del sistema
stradale, dell’erogazione di acqua su lunghe distanze, dell’irrigazione, dei
mulini; e così aumentarono la vulnerabilità alle malattie e l’emigrazione.
Infine, il calo generale ridusse le capacità militari e di sicurezza
dell’Impero. Dal 165 d.C., la popolazione diminuì bruscamente: un quarto degli
abitanti scomparve tra il 200 e il 400, e un quarto della restante popolazione
tra il 400 e il 500. E’ quella che De Jaeghere definisce “démographie du
déclin”, la demografia del declino, riprendendo la tesi di un altro francese,
il docente della Sorbona Pierre Chaunu che nel suo libro “Un futur sans
avenir”, uscito da Calmann-Lévy, analizzò il crollo demografico del tardo
Impero, il passaggio dai 55-60 milioni
di abitanti dell’epoca di Augusto a 25-30 milioni. La storia della caduta
dell’Impero, scrive De Jaeghere in conclusione, “è un avvertimento per noi”, ponendo in rilievo le analogie tra
quell’immenso rivolgimento e il travaglio dell’occidente. Alcuni giorni fa,
l’Economist ha dedicato un servizio speciale al crollo demografico della ricca
e imperiale Germania. La città di Schladen-Werla, nella Bassa Sassonia, è uno
dei centri urbani tedeschi entrati nella “spirale del diavolo”, come l’ha
definita il sindaco Andreas Memmert. La città perderà un terzo della
popolazione entro il 2030. Scrive l’Economist che nel 2060 i tedeschi saranno
scesi di un quinto della popolazione totale. Dagli attuali 47 milioni di
abitanti, la Spagna è destinata a passare a 35 milioni in trent’anni. E l’Italia è in pieno suicidio demografico.
La burocrazia che si estende in modo incontrollabile, le ville dei senatori
egoisti e oziosi, i fragori degli scontri religiosi e razziali scorrono
ammonitori fra le belle pagine di De Jaeghere, costantemente tenendo di mira il
presente, la nostra abulia, il nostro cedimento interiore”.
Forse il brano di Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma, vincitore
dell’ultimo San Remo vuole parlarci anche questo: del suicidio dell’Occidente.
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