Strafexpedition - La
spedizione punitiva austriaca nel Trentino
Approfondimento di storia
sulla Grande Guerra proposto in una classe terza
di Bruno Trevellin, docente
Battaglia 15
maggio-18 giugno 1916
La scelta del Trentino per un attacco in forze era una
vecchia idea del Capo di Stato Maggiore austriaco Conrad von Hötzendorf. Il piano presentava il rischio di
sferrare un assalto in forze su un terreno difficile come la montagna, ma era
potenzialmente in grado, in caso di successo, di isolare completamente le armate italiane schierate ad est
sull’Isonzo e di arrivare al Po. Si sarebbe potuta forse allora verificare
una completa debacle italiana nella pianura veneta, con l’accerchiamento della
parte più numerosa e meglio armata del nostro esercito. Dal punto di vista militare, escludendo i settori al confine con la
Lombardia, troppo accidentati e scarsamente serviti da strade e ferrovie, il
punto più favorevole per un attacco era rappresentato dalle due valli che
portano alla pianura veneta: a destra la Val Lagarina o Val d’Adige, in
direzione di Verona, ed a sinistra la Valsugana che portava a Bassano, ambedue
servite da una ferrovia. Tra le due valli stava un territorio montuoso
accidentato e solcato da profonde valli longitudinali scoscese e dominate da
picchi alti anche 2.000 metri. Per la presenza di pascoli pianeggianti
all’altitudine di circa 1.000 metri quel territorio era genericamente indicato
col nome d'Altipiani, comprendendo gli altipiani di Folgaria e dei Fiorentini,
quello di Tonezza, Lavarone e l’altopiano d'Asiago o dei Sette Comuni. Questo
difficile settore fu scelto per l’attacco risolutore contro l’Italia, ed il
nome comune di Strafexpedition, spedizione punitiva, venne utilizzato proprio
per sottolineare il “tradimento” dell’ex-alleato. I preparativi per
l’operazione ebbero inizio nel dicembre 1915, anche se l’accordo tra austriaci
e tedeschi non si trovava, soprattutto per quello che riguardava finalità e
comando. Ma gli austriaci decisero di procedere comunque. L’inverno 1915-1916
fu però un inverno decisamente anomalo: nevicò in marzo e in aprile, maggio fu
freddo e piovoso, in altitudine la coltre nevosa resistette a lungo grazie alle
basse temperature. Neve, ghiaccio e slavine non consentirono di iniziare le
operazioni alla data prefissata, in aprile. Si iniziarono comunque i
preparativi della spedizione: alcune unità vennero trasferite da altri fronti
verso il Tirolo in modo graduale, per non destare i sospetti italiani. Il loro
concentramento avvenne dapprima sul fronte dell’Isonzo poi in località delle
retrovie sudtirolesi. Solo all’ultimo momento esse vennero avviate in linea.
Analoghe cautele vennero usate per il trasporto di armamenti, munizioni e
vettovaglie. Nonostante le cautele, iniziarono a correre voci sulla grande
offensiva in preparazione, ma il servizio informazioni italiano le sottovalutò,
ritenendo inaffidabili le testimonianze dei disertori dell’esercito austriaco
di madre lingua italiana, ritenuti possibili traditori o addirittura spie
imperiali, e Cadorna ricevette solo il 22 marzo la prima notizia di un
concentramento di truppe nel Trentino e non credette assolutamente alla
possibilità d'una offensiva con grandi obiettivi in località di alta montagna.
All'inizio della Strafexpedition, gli Austriaci avevano concentrato nel
Trentino circa 300 battaglioni e 2.000 pezzi d’artiglieria. L'Italia oppose, compresa
la 44a divisione, 172 battaglioni, una quarantina dei quali di Milizia
territoriale di scarso valore bellico, e 850 cannoni di tutti i calibri.
L'offensiva austriaca si sviluppò in quattro fasi ben distinte: la prima dal 15
al 19 maggio vide all’opera l'intera 11a armata austro-ungarica fra Adige ed
Astico ed il 17° corpo della 3a armata in Valsugana. Nella seconda fase dal 20
al 28 maggio l'azione austriaca si sviluppò sugli altipiani di Folgaria ed
Asiago. La terza fase dal 29 maggio al 10 giugno mostrò invece un calo nella
forza di sfondamento austriaca: l'avanzata continuò solo sull'altipiano
d'Asiago, nel tratto fra Gallio e Marcesina. Il Comando Supremo Italiano intuì
che lo sforzo austriaco stava per esaurirsi e ordinò alla 5a armata posizionata
sul Brenta di spostarsi sulla linea montana, pronta a contrattaccare. Nella
quarta fase, dall’11 al 18 giugno, lo sforzo austriaco si concentrò in un
ultimo tentativo a cavallo dell'Astico, compiuto dalle ali delle due armate. Il
tentativo fallì, e l'offensiva austriaca si esaurì senza avere raggiunto gli
obiettivi prefissati. Complessivamente l’esercito italiano ebbe fuori
combattimento 2.358 ufficiali e 73.774 soldati.
(testo di Paolo
Antolini)
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Quello che rimane della vegetazione alpina dopo un assalto
sull'Altopiano di Asiago
Asiago in fiamme, maggio 1916
Asiago
distrutta
Il monumento alla Beata Giovanna Maria Bonomo tra le rovine
di Asiago, città completamente rasa al suolo.
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