Una gita sul Po, con Cibotto e la
Mannoia
di Bruno
Trevellin, docente secondaria primo grado
Viaggio d’istruzione (gita) sul Delta
Po-Classe 1A, 25 maggio 2016
Prima parte
Viaggiatori,
visitatori, esploratori e archeologi
(Museo della bonifica di Ca' Vendramin, idrovora)
Accompagnati da me e da un’altra collega (la prof. Pinato, che ha curato egregiamente l'organizzazione), i ragazzi hanno avuto modo di sperimentare un’intera giornata di scuola alternativa, non in classe ma direttamente sul territorio, e pluridisciplinare.
Partenza da scuola alle 8.00. Tutti con lo zaino per il
pranzo a sacco e i più con il cellulare in mano per passare il tempo in
corriera tra un gioco e una canzone, ma soprattutto per fotografare. Posti più
ambiti, come sempre, i quattro dell’ultima fila. I meno cercati, ovviamente,
quelli davanti, vicino ai professori. Sono stati dei corretti viaggiatori,
sempre al proprio posto e con le cinture allacciate.
Prima lezione, ore
10.00: Museo della bonifica di Ca’ Vendramin
I ragazzi guidati dall’ottima Barbara hanno visitato il museo
della bonifica, imparando il funzionamento della macchina a vapore e il valore
delle idrovore per il mantenimento del sistema Delta del Po. Durante l’ora di
lezione attiva hanno potuto intervenire con loro domande e richieste di
spiegazioni particolari.
Seconda lezione, ore
11.00: en plein air sul Po di Goro
Il castello di Mesola visto dal Po
Per un’intera ora il viaggio è proseguito in battello dentro
l’alveo del Po di Goro per arrivare fino a San Basilio, passando per il
castello di Mesola. È stata l’occasione per conoscere direttamente sul
territorio l’ambiente naturale del delta. Attrazione più ricercata: osservare
aironi, anatre, cormorani. Storie che non dimenticheranno: quella della donzella
annegata nel fiume e quella del castello di Mesola fatto costruire per la
moglie da Alfonso d’Este.
Terza lezione, ore
12.00: gli scavi archeologici di San Basilio
Area degli scavi archeologici di San Basilio
Scesi dal battello, i ragazzi si sono recati a visitare il museo e gli scavi archeologici di San Basilio. A una profondità di tre metri dal piano campagna sono stati ritrovati i resti dell’insediamento di origine romana (battistero, chiesa, altri edifici, porto marittimo).
Quarta lezione, ore
14.30: archeologi con cazzuola e pennello in mano
Armati di cazzuola da archeologo i ragazzi sono stati guidati alla scoperta di reperti archeologici (veri) che poi dovevano classificare e sui quali hanno relazionato. È stata forse la lezione che hanno apprezzato di più.
Valutazione dei prof.
I ragazzi sono stati guidati in un viaggio di scoperta che ha
coinvolto numerose discipline, quali storia, geografia, scienze, tecnologia,
religione. In spazi diversi (all’aperto, in aula e nei musei) hanno verificato
sul posto le conoscenze acquisite in classe. Le modalità attuative hanno
coinvolto tutti.
Il costo complessivo è stato di 36 euro a testa (18 di
trasporto e 18 per le attività), ma questa gita li valeva proprio tutti.
Seconda parte
La gita continua in
classe con la LIM
L’attività di ricerca e di approfondimento è quindi
continuata in classe con l’ausilio della LIM, che anche in questo caso si è
rivelata un pozzo di informazioni. Siamo partiti osservando sulla carta i
luoghi visitati. Ho proposto alla classe un documentario girato con la gente
del posto tra la spiaggia e i casoni di Scano Boa, ho mostrato ai ragazzi il
libro di Cibotto, senza leggerne alcunchè (è troppo difficile per loro), ma
solo perché avessero l’idea che si può scrivere un romanzo parlando di quei
luoghi da loro visitati. Abbiamo letto l’intervista allo scrittore pubblicata
su Il Mattino di Padova nel 2003, abbiamo ascoltato due canzoni sul Po: Una gita sul Po di Gargiulo e Il fiume e la nebbia di Fiorella Mannoia.
La carta del Delta
Un ragazzo è stato invitato alla LIM per ripercorrere sulla
carta i luoghi visitati. È stato come un rifare la gita. Gli altri potevano
intervenire, aggiungendo informazioni o precisazioni. È stato un momento che
tutti hanno seguito con attenzione.
Documentario su Scano
Boa, la perla del delta
https://www.youtube.com/watch?v=UZV4vtz9EV8
17 mar 2015
- Caricato da leandro maggi
UNA GIORNATA
A SCANO BOA (RO) TRA GLI ULTIMI CASONI NELLA LOCATION DEL FILM "LA DONNA
DEL FIUME ", durata mm.6:10
La classe ha potuto conoscere l’ultimo lembo di delta,
Scano Boa, che in gita non hanno visitato, ma che il documentario, con le
interviste anche nella parlata del posto, ha ben delineato. So che ne hanno
parlato a casa con i genitori e forse qualcuno si spingerà fin là.
Intervista a
G.A. Cibotto
Non poteva mancare la lettura di
un’intervista a chi, più di altri, il delta l’ha amato e fatto conoscere: Gian
Antonio Cibotto. La più adatta a loro è quella che ho ‘pescato’ da Il Mattino di Padova (2003), che ho
letto e spiegato ai ragazzi. È stato un di più rispetto alla gita.
G. A. Cibotto
GIAN ANTONIO CIBOTTO E I VECCHI PESCATORI DEL SUO DELTA PADANO
«Maravegia» del Delta padano o luogo dalla geografia immaginaria, Scano Boa è un incanto riservato ai pescatori, che prende vita, prima che sulle carte topografiche, nello sguardo di chi cerca un paradiso. Suona così l'avvertenza che Gian Antonio Cibotto ha premesso al suo romanzo del Po: «Inutile cercare sulla carta geografica le località nominate nel libro. L'esattezza geografica non è che un'illusione. Il Delta Padano, per esempio, non esiste. Lo stesso dicasi, a maggior ragione, per Scano Boa. Io lo so, ci sono vissuto».
Che cos'è oggi Scano Boa?
«E' un'isola sospesa in una realtà che appartiene alla fantasia. Quando c'era il Delta, Scano Boa era la sua perla, il luogo dei luoghi, dove la natura vinceva sugli uomini. Il suo fascino era legato al casone di canna, rifugio dei pescatori quando il mare diventava un nemico difficile. Un monumento sui generis, al quale più tardi ha iniziato a fare compagnia una statuina della Madonna, che una notte il fuoco dei vandali ha ridotto in cenere. Adesso che il Delta ha cambiato faccia, anche Scano Boa ha smesso di esistere. E il romanzo è divenuto una testimonianza rara, un documento che aiuta a capire in maniera abbastanza fedele com'era il Delta nei giorni in cui poteva succedere di nascere o di morire in barca».
Com'è cominciato il legame che ha unito la sua vita di scrittore al paesaggio del Delta e alla sua gente?
«Ho conosciuto le località disseminate nel delta del Po quando ero bambino. Ci andavo con mio padre, che ha dato vita alle prime cooperative di pescatori. La gente, allora, faceva una vita poverissima. Non esistevano case in muratura, solo capanne. Scano Boa era come staccata dal resto del mondo. Se qualcuno si ammalava, i familiari appendevano all'esterno delle capanne degli stracci bianchi. E quando il medico ogni tanto passava con la barca, quello era il segnale per lui. Questo romanzo si dice che sia stato ispirato alla storia vera di un uomo che, per riscattare il figlio dalla prigione, insegue il mito della pesca allo storione a Scano Boa. Ma, vinto dall'impossibilità di raggiungere la somma di denaro necessaria, si toglie la vita e sulla barca che ne trasporta il cadavere accade che venga caricata una donna con le doglie del parto. Si, le storie sono vere ma in realtà sono due. Una, quella del «foresto» morto inseguendo il miraggio di arricchire con la pesca dello storione, è stata il regalo di una chiacchierata con un paio di ex pescatori in una bettola di Scardovari. L'altra, quella della barca carica di un morto, due chierichetti e un prete, che a un certo punto del viaggio è costretta a dare un passaggio ad una partoriente che dopo mezzora dà alla luce una bambina, mi è stata offerta dalla cronaca. Quando ho deciso di raccontarle, dovevano essere Notizie dal Delta, due storie separate. Invece si sono fuse da sole, diventando una favola tragica che ha voluto richiamare l'attenzione su una terra dimenticata. Il vecchio, che si trasforma in pescatore di storioni per amore del figlio, è presentato come uno zimbello della fortuna, che prima gli arride e poi gli si accanisce contro».
E' questo, secondo lei, il destino dei sognatori?
«Il sognatore finisce sempre in bocca alla realtà. Se il vecchio non avesse creduto che avrebbe preso gli storioni, guadagnato molti soldi e riscattato cosi il figlio dalla prigione, non ci sarebbe andato a Scano Boa. Il successo iniziale gli attira l'invidia degli altri pescatori, che temono di vedersi portar via il pane della sopravvivenza e per questo lo isolano. Anche la ragazza e l'aiutante lo abbandonano. Lui resiste, si accanisce. Inutilmente. Non si può lottare da pari con la natura. E' lei che vince e il destino del vecchio è segnato. Lui lo accetta, gli va incontro, e affida al Po il suo ultimo viaggio».
Oggi si vive diversamente nel Delta e a Scano Boa è arrivato il benessere.
«Oggi il Delta per me non esiste più. La Romea si è portata dietro l'inferno. Anche Scano Boa si difende sempre con più difficoltà vista la minaccia della centrale. Per i pescatori, certamente, la vita è migliorata. Ci sono le case in muratura, dopo l'alluvione sono state costruite anche le strade e dei ponti. Le barche hanno il motore e i pescatori fanno meno fatica. Lo storione, però, non esiste più e con lui, che ha preso altre rotte, se n'è andato il sogno. Oggi i pescatori si arricchiscono con le vongole ma violentano i fondali con attrezzi che finiranno col provocare nuove carestie. La natura, alla fine, si rivolta sempre contro gli uomini che non la temono».
Come vede il futuro del Delta?
«Ho paura che accada quello che è già avvenuto nei lidi ferraresi. La sagra del consumismo, delle spiagge attrezzate, il caos che mette in fuga gli uccelli e i sognatori, come me, che amano sedersi sulle rive del fiume a guardare l'infinito. C'era una frazione minuscola, Santa Giulia. Io amavo stare in silenzio sulla sponda del fiume a contemplare quel mare di terra, d'acqua e di verde. Adesso li c'è un ristorante che attira compagnie numerosissime. Io non posso più andarci».
La storia del vecchio pescatore di storioni e la descrizione di luoghi di una luminosità sconvolgente hanno attirato su Scano Boa l'attenzione di poeti, artisti, personaggi del cinema.
«Ricordo le lunghe passeggiate per i meandri del Delta insieme a Pavese, Vittorini, Levi, Einaudi. Erano tutti affascinati da quella quiete carica di suggestioni. Girovagando tra i canali sepolti dalle canne si respirava l'ineluttabilità del destino. Incuriosito dai racconti contenuti nelle mie Cronache dell'alluvione, Montale espresse un giorno il desiderio che lo accompagnassi a visitare i luoghi dove erano ambientati. Quando ormeggiammo a Pila, dove intendevo condurlo al mercato del pesce, fu affascinato dalla visione del grande faro per i naviganti, dove il Po si tuffa in mare. Ci fu consentito di salire e Montale fu colpito da un'evidente emozione. Incominciò a cantare strofe di romanze che gli passavano per la mente, di un repertorio quasi infinito. Io e sua moglie, in silenzio, assistevamo incantati a quel concerto di una voce in cielo accompagnata dal vento del delta, che finiva nel mare».
Scano Boa nasce in un periodo neorealista, ma è passato alla storia come una grande favola.
«E' vero, Scano Boa è altro dalla realtà. E la critica lo ha capito subito. Anche il cinema lo ha percepito e il film di Renato Dall'Ara lo conferma, cosi come quello realizzato da Giancarlo Marinelli. Purtroppo il grande Roberto Rossellini non riuscì a portare a termine il suo desiderio, un film intitolato Italia mia, che avrebbe dovuto aprirsi con un volo di gabbiano su Scano Boa. Mi disse che per lui l'Italia era quella, quella che lui amava». Alessandra Lionello (da Il Mattino di Padova, 08 ottobre 2003)
Il libro del delta,
Scano Boa
Le
due canzoni ascoltate in classe
Una
gita sul Po
Ritornello della canzone di Gerardo
Carmine Gargiulo
Una gita sul Po, popopopo,
una gita sul Po, non è andare in America, né in Unione Sovietica, costa
poco però, popopo, popopo
Il fiume e la nebbia
Il testo della canzone cantata da Fiorella Mannoia
Qui non è successo
niente
e non credo cambierà
e non è colpa della gente
è il cielo grigio che c'è qua
è questa nebbia che confonde
e che ci inghiotte sempre un po'
e con amore ci nasconde
in una parola è il Po
E' per colpa di quel fiume se io sono ancora qui
perchè un giorno c'era un ponte che univa gli argini
mentre adesso questo fiume in fondo è tutto ciò che ho
e tra diecimila anni è sempre qui che aspetterò
Perchè in fondo il mare ha un lato
un solo lungo lato blu
e anche lo sguardo più allenato
non può vederne mai di più
mentre chi vive accanto a un fiume
anche se è grande come qui
vede benissimo il confine
e non può credere ai miracoli
E' per colpa di quel fiume se io sono ancora qua
perchè un giorno su quel ponte mi fermai a metà
e quest'aria che mi opprime in fondo è tutto ciò che ho
fino a quando l'altro lato dei miei sogni perderò
Qui non è successo niente
e non credo cambierà
come quest'acqua tra le sponde
non si ferma, ma in realtà
non ha mai cambiato il senso
e del resto come può
a quel mare io ci penso
ma mi fa paura... un po'.
e non credo cambierà
e non è colpa della gente
è il cielo grigio che c'è qua
è questa nebbia che confonde
e che ci inghiotte sempre un po'
e con amore ci nasconde
in una parola è il Po
E' per colpa di quel fiume se io sono ancora qui
perchè un giorno c'era un ponte che univa gli argini
mentre adesso questo fiume in fondo è tutto ciò che ho
e tra diecimila anni è sempre qui che aspetterò
Perchè in fondo il mare ha un lato
un solo lungo lato blu
e anche lo sguardo più allenato
non può vederne mai di più
mentre chi vive accanto a un fiume
anche se è grande come qui
vede benissimo il confine
e non può credere ai miracoli
E' per colpa di quel fiume se io sono ancora qua
perchè un giorno su quel ponte mi fermai a metà
e quest'aria che mi opprime in fondo è tutto ciò che ho
fino a quando l'altro lato dei miei sogni perderò
Qui non è successo niente
e non credo cambierà
come quest'acqua tra le sponde
non si ferma, ma in realtà
non ha mai cambiato il senso
e del resto come può
a quel mare io ci penso
ma mi fa paura... un po'.
Questo della Mannoia è un testo impegnativo. Ai ragazzi ho solo proposto l’ascolto e li ho aiutati a scoprire il significato principale. Loro sanno cos’è la nebbia che confonde e un fiume (il Brenta) che mostra l’altra sponda.
Terza parte
La gita continua… in classe (con un
testo scritto)
A
conclusione di tutto ho assegnato un lavoro scritto in classe, da completare
anche a casa, in cui dovevano non tanto fare la cronaca della gita, ma riferire
aspetti particolari, personali, strani della giornata trascorsa insieme sul
delta. Ne sono venute fuori delle belle pagine di narrativa, anche da parte di
chi, solitamente, trova difficoltà a produrre un proprio testo scritto.
Conclusioni
Coinvolgimento delle famiglie
Coinvolgimento delle famiglie
La prima parte di questa scheda è stata distribuita anche
alle famiglie, come una sorta di report sull’attività svolta. La gita è stata
interamente finanziata da loro. Da considerare come positivo il fatto che vi
abbiano partecipato tutti (solo un ragazzo non ha potuto venire, ma per motivi
di salute).
Cosa resterà, di
essenziale?!
Una gita di classe
Un viaggio in motonave sul Po
Un’area di scavi archeologici
Dei reperti toccati con mano
Un libro sul delta da leggere
Una canzone sul Po
Il desiderio di spingersi fino a Scano Boa, ‘dove la natura
vince sull’uomo’
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