Liberi… di leggere libri.
Descrizione di un’esperienza di
successo scolastico
Non è vero che i ragazzi non leggono,
semplicemente hanno le loro letture. “Quando un ragazzo afferma di non amare la
lettura in realtà è perché non ha trovato il libro giusto”.
di Bruno
Trevellin, docente secondaria primo grado
Incipit
Nancie Atwell nella sua classe
Il lunedì mattina, alla prima ora, quando è difficilissimo
catturare l’attenzione dei ragazzi perché, si sa, quella è un’ora alternativa
di sonno (l’esperienza che descrivo è quella fatta in una classe seconda della
secondaria di primo grado, ancora seconda media per i più), propongo sempre la
lettura con spiegazione, commento e discussione di articoli di stampa presi dai
maggiori quotidiani nazionali, articoli che trattano temi inerenti la scuola,
l’adolescenza, la cultura, gli argomenti affrontati in classe o nei manuali in
adozione.
Ho l’abitudine di alzarmi presto al mattino e tra le cose che
faccio c’è sempre la lettura online della stampa. Il 22 novembre 2015 Il Corriere della Sera riportava
un’intervista a Nancie Atwell, americana, 63 anni (qualche anno più di me),
premiata a Dubai come miglior insegnante del mondo. Il titolo non poteva non
incuriosirmi come docente e suonarmi come provocatorio: ‘Bambini, leggete quello che volete. Così ho vinto il nobel dei
maestri’. Ho proposto subito ai miei ragazzi quell’articolo, proprio in una
di queste prime ore del lunedì.
Ne riporto testualmente la prima parte. “Di ragazzi che
abbandonano la scuola e smettono di studiare non ce ne sono a Edgecomb, piccolo
centro del Maine, dove un’insegnante appassionata, Nancie Atwell, ha avviato
nel 1990 una demonstration school, scuola laboratorio che serve da modello e
caso di studio per altri insegnanti. Accoglie un centinaio di bambini tra i 5 e
i 12 anni e si sperimentano metodologie innovative. Nulla a che vedere con le
tecnologie digitali, per una volta, ma pareti tappezzate di libri in ogni
classe, decine di migliaia, a disposizione dei ragazzi. La novità,
rivoluzionaria, è che dalla prima elementare alla fine delle medie, gli alunni
della scuola (il Center for Teaching and Learning) leggono in media 40 libri a
testa all’anno (contro i 5 della media Usa); scrivono ognuno una ventina di
racconti, poesie, recensioni, che vengono pubblicati su riviste o sul sito del
Centro; e soprattutto diventano presto autonomi nell’apprendimento. Con
risultati scolastici molto alti. Il 97%, poi, prosegue gli studi e si iscrive a
college e università anche eccellenti, come Harvard o Chicago”. E più oltre: “La
scoperta rivoluzionaria è stata vedere che lasciandoli liberi di scegliere da
soli, dalla libreria che aggiorniamo continuamente, diventano lettori
appassionati (…) E attraverso la lettura si possono imparare tante cose
importanti, la storia, i valori civili, la grammatica, la matematica. Si
sviluppa il pensiero critico. Si conosce il mondo: quando escono da scuola, i
nostri ragazzi trovano idee, luoghi, persone che conoscono già, per averli
incontrati nelle pagine scritte”.
Sapere di ragazzi che riescono a leggere in media 40 libri
all’anno, in una scuola di un piccolo paesino rurale di 1200 abitanti è stata
una provocazione.
Perché non tentare anche nella mia classe quella ‘cosa’ là?
perché non rischiare un’esperienza di quel tipo?
Prodromi di
un’esperienza
La lettura… prima
Avevo la loro età, 12 anni, quando venni scoperto dalla mia
insegnante di italiano a leggere un libro durante la sua lezione. Non lo stavo
leggendo di nascosto, e forse mi sa che quasi ci tenevo che mi vedesse, speravo
cioè che notasse il mio interesse per il libro che mi aveva suggerito. Si
trattava del Piccolo alpino di
Salvator Gotta, libro che mi affascinò e che rimase per un pezzo tra i miei
preferiti. Non ricordo altri titoli di quel periodo, neanche quelli dei libri
di narrativa adottati per la classe. La prof. (che ricordo ancora come brava e
mite) non mi rimproverò, solo mi fece capire che dovevo seguire la lezione. Ma
la mia testa, il mio interesse, la mia passione era in quelle pagine, in quelle
avventure del piccolo protagonista del libro. Non vedevo l’ora di tornare con
lui tra le montagne in mezzo ai soldati.
A 15 anni, in quarta ginnasio, ho divorato Vita con gli orsi di Beth Day, che ho
letto due volte di fila. Me lo suggerì un compagno di classe, dicendomi
semplicemente che era ‘un libro bellissimo’.
Oggi leggo libri che scopro da me o che mi vengono segnalati
da amici, familiari, colleghi. Ho letto Storia
di una ladra di libri, 12 anni schiavo, Martin Eden perché suggeritimi dai
miei figli. Non ne ho mai letto uno solo perché aveva vinto un qualche premio
letterario, a conferma dell’osservazione di quel tale, non ricordo il nome, che
sosteneva che i premi da noi si danno per libri che raramente poi vengono
letti.
C’è quasi sempre un altro che ti presenta un libro, che ti
avvia alla lettura ed è valido se lo ha letto lui. Non è sufficiente, cioè,
regalarli, i libri. Anzi, quelli regalati solo perché di successo, vengono
spesso tralasciati.
Ma torniamo in classe.
Certo, non è che questi miei studenti hanno iniziato a
leggere con me. Molti posseggono abitudini di lettura trasmesse dalle
insegnanti delle elementari (brave, bisogna riconoscerlo), alcuni frequentano
la biblioteca comunale (li vedo coi miei occhi entrare e uscire di là), altri
hanno tanti libri in casa, altri hanno genitori che leggono appassionatamente e
che cercano di trasmettere tale passione ai figli. Ma arrivare alla media di 40
libri letti in un anno mi sembrava proprio impossibile, specie per una
generazione che ha facebook e whatsapp continuamente tra le mani.
Tra l’altro avevo l’esperienza fallimentare dell’anno scorso
quando, con la terza, mi ero messo in testa di far leggere i libri di Mario
Rigoni Stern. Mi sembrava un autore facile, adatto a loro. E invece non ne
hanno proprio voluto sapere. Niente da fare. Non era proprio il caso di leggere
di monti, boschi, lavori di un tempo, di gente umile e silenziosa. Ma forse ciò
che pensavo io, perché piaceva a me, non era ciò che poteva piacere a loro.
No, non leggeranno tutti quei libri! Era questo ciò che
pensavo. In più di trent’anni di insegnamento non avevo mai visto una cosa del
genere. E poi io non sono la Atwell e la mia aula non ha pareti tappezzate di
libri.
E invece è successo proprio il contrario. Anzi, qualcuno ha
superato i quaranta libri letti in tre mesi!
L’esempio di Eragon
(fantasy di successo uscito nel 2002, Usa) avrebbe però dovuto convincermi già
da prima. L’anno scorso infatti, quando questi stessi ragazzi erano in prima,
ho letto loro buona parte di Eragon
di Christopher Paolini. C’era una scheda nell’antologia e l’ho seguita. Poi ho
portato il libro e glielo leggevo io in classe e stranamente…mi seguivano. Siamo
andati avanti così per quasi un mese. A volte fotocopiavo delle pagine e gliele
distribuivo perché comprendessero meglio. Ma la cosa più bella è stata far
scoprire loro che l’autore, Paolini, ha scritto quel libro a quindici anni e
senza andare a scuola, spinto solo dalla passione per il fantasy. Leggevo nei
loro volti che quello era un desiderio che li sfiorava. Da allora nel
presentare libri non posso fare a meno di entrare nella vita degli autori per
far scoprire chi sono, come lavorano, cosa hanno scritto. Colpisce i ragazzi
sapere che Pennac andava male a scuola, che De Luca è stato camionista e
muratore, che Simenon scriveva ottanta pagine al giorno, che London ha fatto il
contrabbandiere, il pugile, il cercatore d’oro, il cacciatore di foche oltre
che lo scrittore.
Modus operandi
Modalità organizzative
della lettura libera
Dopo la lettura dell’articolo del Corriere della Sera ho portato in classe alcuni libri miei, alcuni
li ho presi dalla vecchia biblioteca scolastica, altri sono andato a scovarli nella
biblioteca comunale. Ma i ragazzi potevano portarsi anche libri da casa. I miei
sono stati i più rifiutati. Quelli della biblioteca scolastica, vecchie
edizioni di classici, da collana, tutti con la stessa copertina, insomma così
brutti da vedere, sono stati a mala pena guardati. I loro sono risultati i più
letti.
I libri così raccolti non sono molti, forse solo un
centinaio, e la collocazione nell’armadio metallico della classe non è certo
delle più attraenti.
A una ragazza ho assegnato il compito di tenere il registro
dei libri letti da ciascuno. Sotto il nome e cognome degli studenti posso
trovare i libri presi in prestito o letti come propri.
Due indicazioni: 1) si legge solo ciò che piace e se un libro
non incontra il loro gradimento, per un qualsiasi motivo che non vado a
indagare, lo possono lasciare per passare a un altro; 2) e poi non si legge per
l’interrogazione o per la verifica, ma solo per il piacere della lettura. Certo,
chi vuole può, su propria richiesta, proporsi per un dialogo/discussione con
l’insegnate sul libro appena terminato. In questo momento cerco di stimolarli
ad andare oltre il classico riassunto orale del libro per portarli a discutere
sulla vicenda narrata, sul carattere dei personaggi, sulla capacità di
immedesimarsi in loro. Devo registrare che questa parte riesce sempre bene e che
per loro è gratificante. Anche quelli che solitamente non vanno bene in
italiano leggono e vogliono relazionare.
Questo è dunque il loro successo: basta solo prenderli da un
altro verso.
Vi ricordate l’esperienza di proporre libri e la delusione di
vedere che i primi a essere scelti erano quelli con meno pagine? Bene, niente
di tutto questo. I libri che vanno per la maggiore sono quelli più voluminosi. Harry Potter, Divergent e simili sono i
più letti, specie dalle ragazze. Mentre tra i meno apprezzati ci sono quelli
che per noi docenti/adulti sono sempre stati considerati dei classici, dal Diario di Anna Frank a Marcovaldo, da I viaggi di Gulliver a
Robinson Crusoe. Hanno fatto il loro tempo e vengono letti solo perché
proposti con insistenza dai docenti? Oppure non è ancora arrivato il loro
tempo? Non so. Sono ‘pesanti’ per ragazzi di oggi? Ricordo la fatica che ho
fatto io, da adulto, a leggere Moby Dick,
ma forse è solo perché sono un uomo di terra (i miei erano contadini e io vivo
in campagna) e non di mare.
Quando si legge? A casa liberamente, in classe nell’ora di
lettura settimanale e in ogni momento disimpegnato (finita una verifica, mentre
si sta interrogando qualcuno ancora sullo stesso argomento). Ringrazio i
colleghi che lasciano questa stessa libertà (di lettura) anche nelle loro ore e
che, come me, ne hanno intuito la portata educativa.
Ma li leggono
veramente? È mai possibile che riescano a leggere così tanto? Leggono tanto
tutti?
Sono le domande che sento di più tra i colleghi.
Sì, li leggono veramente. Li vedo leggere, li sento a
campione quando mi faccio dire a che punto sono. Li ascolto nel momento di
dialogo/discussione. I compagni sono invitati a far loro domande.
Che leggano così tanto è un dato di fatto: il registro dei
prestiti parla chiaro. Soprattutto le ragazze. Alcune hanno superato i
cinquanta libri letti in pochi mesi. Certo, non tutti leggono così tanto, ma
quelli che hanno letto in cinque mesi due/tre libri sono veramente pochi. Ma
sono speranzoso perché credo sia vera l’osservazione della Atwell che ho
riportato nel sottotitolo: “Quando un ragazzo afferma di non amare la lettura
in realtà è perché non ha trovato il libro giusto”.
Un’altra domanda, assai più insidiosa: ma tu insegnante li
hai letti tutti quei libri? La risposta è molto semplice: no! Non li ho letti
tutti, è materialmente impossibile leggerli tutti, non ho intenzione di
leggerli tutti. I miei libri sono tra quelli, ma sono anche altri, molti altri,
diversamente altri. Per intenderci, preferisco rileggere i Karamazov che
buttarmi su Harry Potter. Anch’io voglio essere libero di leggere. Certo la mia
professionalità mi chiede di conoscere ciò che leggono i miei studenti, ma cum grano salis e fino a un certo punto.
Non occorre leggere tutto di Agatha Christie per sapere di Agatha Christie!
Obiezione prima: ti è
capitata una buona classe!
Metà classe ha letto una ventina di libri in cinque mesi,
solo sette-otto non hanno superato i tre. Sì, è una buona classe! Ero
avvantaggiato in partenza? Non lo so, credo di sì. So solo che prima non
leggevano così. E comunque ho iniziato la stessa attività anche con l’altra
classe che ho (una prima) e i risultati sono esattamente gli stessi.
Obiezione seconda:
leggono di più i più bravi!
Questo è vero, ma non del tutto. Leggono di più quelli che
vanno bene a scuola, ma spero che ciò (il fatto che vanno bene a scuola anche
nelle altre materie) dipenda anche dalle loro letture assidue. Sarebbe una
conferma della tesi della Atwell.
Il caso di Daniele (nome fittizio) è però emblematico.
Daniele non va bene a scuola, ha una pagella con tanti cinque, insomma potrebbe
essere a rischio. Ma si è appassionato alla lettura, ha letto 15 libri in 5
mesi (e non sono libriccini), chiede di essere ascoltato, vuole essere valutato
sulle sue letture, sapendo che è un campo in cui può trovare la gratificazione
che altrove non ha. E la trova, come i più bravi.
Obiezione terza:
trascuri il resto!
Non è vero! oppure lo è solo in parte. Le indicazioni
nazionali sul curricolo riguardanti la lettura sono esplicite e un’attività di
questo tipo le tocca tutte e, anzi, va ben oltre, centrando appieno gran parte
degli aspetti relativi al ‘Profilo delle competenze al termine del primo ciclo
di istruzione’. Certo, devo ammetterlo, è un lavoro che ho privilegiato
rispetto ad altri. Ma ritengo sia proprio questa una componente fondamentale
della professionalità docente: scegliere, privilegiare, percorrere strade nuove,
seguire qualcun altro (la Atwell, in questo caso).
Effetto contaminatio e
spigolature. Le ragazze in testa
È bello vedere come i libri se li passano tra loro, se li
suggeriscano l’un l’altro in una sorta di contaminazione letteraria. Ho
scoperto che si sono inventati una app per comunicarsi questi dati letterari.
Una ragazza si è fatta accompagnare fino a Bologna per avere l’autografo della
Roth su un suo libro. Un’altra sta allestendo una propria biblioteca con i
libri letti, e sarà la sua biblioteca e di nessun altro, libri nuovi, non presi
in prestito o usati. La collega di francese ha prestato a una ragazza
l’edizione in lingua originale de Il
Piccolo Principe. La sta leggendo. Si può sondare anche questa possibilità?
Quanti titoli tra quelli letti nei primi cinque mesi di
attività? Più o meno 150.
Il libro preferito? Divergent,
il romanzo distopico della Roth, uscito in Italia nel 2012 (pag. 480!). L’hanno
già letto in otto.
Quanti libri a testa? Sette hanno letto tra i 3 e i 5 libri;
cinque tra i 6 e i 10; sei tra gli 11 e i 20; cinque tra i 21 e i 50. Sempre in
cinque mesi di attività!
Leggono di più le ragazze, decisamente! Con un rapporto di 10
a 3 e i libri non sono per niente ‘femminili’ (anche questo stereotipo dovrebbe
essere riconsiderato).
Esempi forti?
A. legge un libro in media ogni 2/3 giorni!
B. ha letto libri per un totale di 7000 pagine;
C. per un totale di 15000!
D. non leggeva per niente e ora ne divora una decina al mese!
E. e F. hanno partecipato a un concorso letterario.
Sant'Ambrogio,
pioniere della lettura endofasica, nel suo studio (smalto
su rame
del XVIII secolo).
Museo municipale di Châlons-en-Champagne
Tre no decisi! No
all’antologia, no al libro di narrativa, no ai libri dell’insegnante. E forse
un quarto
Le antologie, specie delle medie, sono così poco
interessanti, così noiose! Propongono Dostoevskij con due pagine tratte dai Karamazov, propongono
Saba con due sonetti, Pavese con una pagina de La casa in collina, Svevo con una paginetta sul vizio del fumo. E
così i ragazzi non incontreranno mai la bellezza dell’opera letteraria. Ma l’antologia
deve avere un po' di tutto, mi si dirà. In verità hanno fin troppo (e di
inutile), dalla filastrocca alla dieta mediterranea, dalle regole del badminton
al test per conoscere che tipo sei. Io ne farei pure a meno oppure ne farei
comprare solo alcune per la classe. Tanto per i testi da leggere abbiamo la
Lim, possiamo usare il tablet, c’è sempre la biblioteca comunale o quella della
scuola.
Basta anche con il libro di narrativa adottato! Siamo andati
avanti per generazioni nella convinzione che adottare un testo di narrativa
aiutasse a promuovere la lettura. Ci ricordiamo tutti di quei libretti (scelti
dall’insegnante) ridotti e adattati e pieni di esercizi alla fine di ogni
capitolo! Che noia per i poveri studenti! E che tormento! E poi un libro vuole
essere letto subito, non nell’arco di un anno! Io dei libri delle medie mi
ricordo solo del Piccolo alpino, e
non era in adozione. Fidiamoci, dunque. Loro sanno cosa leggere, sanno
scegliersi i libri. Si potrà obiettare, come si può leggere nell’intervista
alla Atwell, che questa è un’idea che è “contrastata da molti educatori, che ritengono che i ragazzi debbano
leggere libri più impegnativi di quelli che selezionerebbero per conto proprio”.
Risposta della prof: “Sarebbe facile convincerli del contrario se
solo si prendessero la briga di vedere i risultati che otteniamo noi. Certo, un
bambino seduto in una stanza tranquilla con un buon libro in mano non è un
metodo d’impatto mediatico. Ma è l’unico modo in cui si diventa lettori”.
I libri suggeriti dall’insegnante non vengono sempre
accettati. Sì, li leggono, ma senza l’entusiasmo di quelli loro.
Ho comunque notato che un libro ben presentato cattura almeno
l’attenzione degli studenti, che non è ancora la lettura. Significativa a tal
riguardo l’esperienza promossa dalla biblioteca comunale di proporre agli
studenti libri adatti alla loro età. Il modo di presentarli da parte
dell’esperto (si tratta della dott.ssa Zabai), di leggerne alcune pagine, di
portarne in classe una valigia piena e di mostrarli a uno a uno è convincente.
Ma aggiungerei un quarto no. Quello alla indistinta
biblioteca della scuola o del comune. La biblioteca deve essere della classe,
quella che la classe costruisce giorno dopo giorno, che si aggiorna da sé,
quella che riempie le pareti dell’aula al punto che, quando uno studente vi entra,
possa percepire che quello è uno spazio sacro pieno di bellezza, di libertà, di
vita. Inconsapevolmente possono anche loro scoprire che: “Chi non legge, a 70
anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni:
c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi
ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro” (U. Eco).
E poi un altro no, finale. Quello del film tratto dal libro.
Non è la stessa cosa e i ragazzi anche su questo hanno imparato a distinguere e
ad apprezzare di più il libro. Un esempio. Nel film Il signore degli anelli Gollum viene spinto nell’abisso infernale;
nel libro vi precipita scivolando. Non è per niente la stessa cosa! Tolkien
voleva dirci che il male può essere definitivamente sconfitto solo da una forza
che non è di questo mondo.
Desiderata
La biblioteca in classe, non la classe in biblioteca: è ciò che
mi sto proponendo per il prossimo futuro. Certo bisognerà acquistare gli arredi
adatti (non certo armadi di metallo), i libri adatti (non certo collane per
ragazzi con copertine tutte uguali). La mia aula dovrebbe essere proprio quella
di questa foto. Mi ricorda così tanto le biblioteche in cui si andava a
studiare all’università! Lì sì si poteva stare bene con i libri!
Chiedo troppo? Certo, ma è sempre meglio partire chiedendo
l’impossibile che accontentarsi di poco niente. Perché altri miei colleghi
hanno una bella palestra attrezzata, un’aula di informatica all’avanguardia,
un’aula di musica insonorizzata e colma di strumenti, un’aula di arte che
sembra una pinacoteca e io solo quattro pareti bianche con appese delle carte
geografiche superate e qualche cartellone arricciato stile anni ‘70?
Aforismi
Che altri si vantino
delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto. (Jorge Louis Borges)
Una città senza
libreria è un luogo senza cuore. (Gabrielle Zevin)
Talvolta penso che il
paradiso sia leggere continuamente, senza fine. (Virginia Woolf)
Non leggete, come fanno
i bambini, per divertirvi, o, come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No,
leggete per vivere. (Gustave
Flaubert)
Leggo per legittima
difesa. (Woody
Allen)
Un libro che lascia il
lettore uguale a com’era prima di leggerlo è un libro fallito. (E.M. Cioran)
“Dimmi ciò che leggi e
ti dirò chi sei” è vero; ma ti conoscerei meglio se mi dicessi quello che
rileggi. (François
Mauriac)
Si può essere colti sia
avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero
preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. (Umberto Eco)
Il verbo leggere non
sopporta l’imperativo. (Gianni Rodari)
In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro. (Tommaso da
Kempis)
In principio, c'era colui che è "la Parola". (Vangelo di Giovanni)
Sintesi finale
La ragazza assorta nella lettura di Franz Eybl è del 1850, ma
mi sembra la sintesi migliore di queste mie pagine. Assomiglia così tanto a una
ragazza della nostra scuola media di oggi con il suo bel libro in mano!
Ragazza assorta nella lettura
interiore (Franz Eybl, olio su tela,
1850)
Forse sono di parte perché un'alunna della "futura terza" è mia figlia. Forse mi faccio prendere dall'emozione perché l'ho riconosciuta tra le righe. Forse sento il piacere di essere un genitore molto spesso con un libro in mano. E forse è proprio gioia ciò che provo ogni volta che mia figlia mi si siede in fianco, ognuna con la sua lettura, leggendo e commentando insieme il mondo che scopriamo ad ogni pagina.
RispondiEliminaForse sono di parte perché un'alunna della "futura terza" è mia figlia. Forse mi faccio prendere dall'emozione perché l'ho riconosciuta tra le righe. Forse sento il piacere di essere un genitore molto spesso con un libro in mano. E forse è proprio gioia ciò che provo ogni volta che mia figlia mi si siede in fianco, ognuna con la sua lettura, leggendo e commentando insieme il mondo che scopriamo ad ogni pagina.
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