Il treno ha fischiato. La ferrovia Padova-Piazzola-Carmignano
Attività realizzata in una classe seconda
di Bruno Trevellin, docente
Una novella di Pirandello, un ricordo d’infanzia,
alcune foto d’epoca, un’uscita sul territorio, un libro
Il treno ha fischiato
(Luigi
Pirandello)
Abbiamo
iniziato così in classe, aprendo la LIM e leggendo la novella di Pirandello Il treno ha fischiato. La novella è
stata pubblicata per la prima volta sul Corriere della sera nel 1914. Il
protagonista, Belluca, piace subito: è così infelice e… così ‘pazzo’ che, “d’improvviso,
nel silenzio profondo della notte, aveva sentito, da lontano, fischiare un
treno (…) C’era, ah! c’era, fuori di quella casa orrenda, fuori di tutti i suoi
tormenti, c’era il mondo, tanto, tanto mondo lontano, a cui quel treno
s’avviava... Firenze, Bologna, Torino, Venezia... tante città, in cui egli da
giovine era stato e che ancora, certo, in quella notte sfavillavano di luci
sulla terra”.
Quando propongo
alle mie classi questa novella non posso fare a meno di riandare a un ricordo
della mia infanzia, quando da piccolo passavo la notte dai nonni materni nella
campagna di Sarmeola (Rubano). Immerso in quel silenzio sentivo anch’io il
treno fischiare, quello che passava sulla ferrata tra Bosco di Rubano e
Villaguattera. Mia nonna mi diceva che andava a Venezia o a Milano, città che
io non avevo mai visto. Quando tornavo a casa, a Taggì di Sopra, mi sembrava di
continuare a sentirlo anche nelle notti successive. E questo glielo racconto ai
miei ragazzi.
Anche a
Limena per quasi mezzo secolo, dal 1911 al 1958, hanno sentito il treno
fischiare, anzi hanno visto il treno passare e forse, come Belluca, hanno
sognato di andare lontano, in città mai viste, in continenti sentiti solo
nominare.
Pochi però
oggi sanno che per Limena passava il treno, solo i più vecchi, e se sono
originari di Limena.
Una foto d’epoca
(foto
Martinello, il treno in centro a Limena)
La foto qui
sopra è il miglior documento che attesti il passaggio del treno per il centro
di Limena. Non si vedono automobili, solo biciclette. E il treno che transita
su piazza Diaz in direzione Piazzola. La foto si trova nel libro di Renato
Martinello, La memoria ritrovata
(2004), altre le si possono vedere, ingrandite, appese sopra il bancone del bar
della piazza, frequentatissimo dai limenesi. Non potevano avere (le foto) una
sistemazione più adatta: lì davanti passava il treno!
(foto
Marinello, il treno mentre passa in piazza Diaz)
(foto
Martinello, sede ferroviaria e stazione di Limena con il treno in arrivo)
(foto
Martinello, il treno ha appena attraversato il ponte sul Brentella)
Ma del treno
a Limena oggi non resta più nulla, neanche un relitto di rotaia.
Resta però
la vecchia stazione. Quella sì si può ancora vedere e merita un sopralluogo.
Uscita sul territorio con tablet o telefonino
Con
un’uscita di un’ora è possibile recarsi alla stazione su via Roma (all’altezza
della zona residenziale Arcobaleno). È stata da poco restaurata in modo pregevole.
Le foto sottostanti la mostrano prima e dopo il restauro. Siamo usciti per
vederla, per fotografarla, per guardare il lungo rettilineo dove passava il
treno.
Rientriamo in classe
Il lavoro in classe
è stato di approfondimento sulla ferrovia, in particolare su ciò che riguardava
più direttamente Limena.
I ragazzi sono stati
guidati alla ricerca di siti online che parlassero del nostro treno.
In wikipedia si trovano
informazioni essenziali sulla nostra linea. Da là abbiamo appreso alcune
indicazioni tecniche, un po' di storia e informazioni sulla vita di chi l’ha
voluta, il conte Camerini.
Scheda tecnica
Lunghezza: 28 km
Apertura: 1911 (Padova–Piazzola) 1923: (Piazzola–Carmignano)
Chiusura: 1958
Elettrificazione: no
Diramazioni: Bivio Carbogna–Carturo (solo merci, 1925-1958).
Un po' di storia della tratta ferroviaria
La costruzione di una
ferrovia tra Padova
e Piazzola sul Brenta si deve al conte Paolo
Camerini, il quale aveva attuato un piano di industrializzazione
della cittadina veneta con la costruzione, tra le altre, di una centrale
elettrica, due fornaci per laterizi, una fabbrica di acido solforico, una di
concimi chimici, un cementificio e uno iutificio.
Nel 1908 la Società anonima
per la ferrovia Padova-Piazzola, con sede a Padova, ottenne la concessione
della linea (...) La ferrovia fu costruita dalla ditta Aurelio Gallegari di
Parma e inaugurata il 2 aprile 1911.
Durante la Prima guerra mondiale la linea, situata
nelle retrovie, fu impiegata per il trasporto dei militari in riposo e delle
merci per i fronti del Grappa e degli altipiani di Asiago.
Il 6 dicembre 1923 fu inaugurato il prolungamento
(concesso l'anno
precedente), della linea da Piazzola a Carmignano di Brenta, congiungendosi alla ferrovia Vicenza-Treviso. Camerini
progettò di prolungare la linea sino a Thiene:
per ragioni politiche tale prolungamento non fu attuato e la società
ferroviaria finì nelle mani della Banca Commerciale Italiana.
Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale il personale
della ferrovia fu militarizzato, e la ferrovia subì pesanti danni: il 16
dicembre 1943
la stazione capolinea di Padova Borgo Magno fu bombardata e gravemente
danneggiata, e il 24 ottobre 1944, in un altro bombardamento, fu distrutto parte del
materiale rotabile.
Terminata la guerra la linea fu
ricostruita, ma la diffusione dei trasporti su gomma e il fatto che la ferrovia
fosse in sede promiscua, attraversando l'abitato di Limena,
portarono dal 1951
a sostituire parte delle corse ferroviarie con autobus. Con atto del 26 agosto 1958 il Ministro dei
trasporti Armando Angelini decretò la trasformazione
della ferrovia in autolinea, attuata dall’ 1 gennaio 1959.
(informazioni tratte da wikipedia
e raffrontate con il testo di M. Santinello, La ferrovia Padova-Piazzola-Carmignano, 1980)
Biografia essenziale
del proprietario e fondatore Paolo Camerini
CAMERINI, Paolo. - Figlio di Luigi e di
Fanny Fava, nacque a Padova il 29 luglio 1868. Rimasto a sedici anni orfano del
padre, compì sollecitamente gli studi, con forte senso del dovere. Diresse anzi
l'Associazione universitaria e fondò nell'89 il settimanale satirico LoStudente,
per laurearsi in legge nel '91 con una tesi dal tema "I doveri del
ricco proprietario di fronte alla ricchezza nazionale e ai lavoratori del
suolo".
Assumendo ventunenne la direzione
della proprietà paterna, di oltre 100.000 ettari di terra, diede inizio a
grandiosi lavori che trasformarono le condizioni di vita di Piazzola sul
Brenta, mentre introdusse migliorie negli altri possessi e realizzò grandi
lavori di bonifica nel delta padano.
A Piazzola volle attuare un
progetto agricolo-industriale, per il quale vennero demoliti i
"casoni" (abitazioni rurali dal tetto di paglia), suddivisa la
proprietà in appezzamenti regolari, costruite case coloniche, stalle, strade e
canali d'irrigazione. I contadini dovevano prestare la loro opera nei campi,
nell'allevamento e nelle nuove industrie locali. Perciò venne eretta una
centrale elettrica di 500 cavalli-vapore, poi una e due fornaci per laterizi,
capaci d'una produzione di 4-5 milioni di mattoni all'anno, una fabbrica
d'acido solforico (100.000 quintali), una di concimi chimici (150.000 quintali
di perfosfato) che fu la prima del Veneto, un cementificio e uno iutificio. Il
palazzo Contarini venne riportato al primitivo splendore, con la demolizione
delle parti aggiunte e il ripristino delle logge, la decorazione interna e
l'arredamento, una pinacoteca e una ricca biblioteca. Le risaie contermini
vennero convertite in parco, con lago e isoletta, dove fu collocato un
pregevole Cristo in bronzo di L. Bistolfi.
Il C. volle pure ampliare i
redditizi cantieri per lo scavo della ghiaia del Brenta e dar vita a una
fabbrica di conserve alimentari, ad alcune officine per riparazioni meccaniche,
una segheria, una fabbrica di zoccoli, un mulino, essiccatoi per il tabacco,
una latteria con caseificio, una fabbrica di ghiaccio, due filande di seta.
Il piccolo paese agricolo crebbe
rapidamente divenendo il centro più produttivo della provincia; in poco più di
dieci anni sorsero un centinaio di case coloniche, e inoltre bagni pubblici, un
albergo, palestre e sale di riunione, municipio, dormitorio, scuole ed asilo
infantile. La popolazione, che nel '90 contava 1.900 abitanti, salì nel 1914 ad
oltre 4.000, e nel comune passò dai 5.500 a oltre diecimila. Inoltre nel 1911
venne inaugurato il tronco ferroviario Padova-Piazzola, voluto dal C. e gestito
da una Società anonima con capitale sociale di un milione di lire. Per la sua
attività, il C. fu fatto nel 1902 cavaliere del lavoro; egli suscitò gli
entusiasmi del poeta G. Bertacchi e si valse dei consigli di A. Moschetti in
materia d'arte e di D. Sbrozzi in materia d'agricoltura.
Il C. era un convinto sostenitore
dell'istruzione primaria e professionale gratuita, del suffragio universale,
delle autonomie comunali e della riforma tributaria sulla base dell'imposta
progressiva. Fondatore con G. Alessio e F. Squarzina del circolo "B.
Cairoli", fu eletto fin dal '92 consigliere comunale di Padova e
consigliere provinciale di Rovigo. Come candidato liberale progressista si
presentò alle elezioni suppletive del 10 giugno 1903 nel collegio di
Este-Monselice, e venne eletto (…). Sedette alla Camera dal 1903 al '13 (…).
Fu tra i fondatori della cattedra
ambulante d'agricoltura, presiedette la Camera di commercio di Padova nel
biennio 1902-1903 e la Cassa di risparmio nel periodo 1901-1912. Favorevole
alla guerra di Libia e all'espansione economica italiana, nel 1913
ripresentatosi candidato alle elezioni politiche a suffragio allargato, venne
battuto dal cattolico E. Arrigoni. Allo scoppio della guerra mondiale fece
parte della redazione dell'Intervento, settimanale in cui trattò il
problema di Fiume, e del Comitato "Pro Patria" che organizzò il
grande congresso nazionale del 7 febbraio 1915 per l'intervento.
Nella crisi del dopoguerra, molte
delle imprese industriali del C., che avevano avuto rapido ma precario
sviluppo, dovettero cessare o passarono in altre mani. Per suo intervento fu
costruito però il ponte sul Brenta fra Piazzola e Campo San Martino e la
ferrovia fa prolungata a Carmignano; lo iutificio s'ingrandì e occupò 1.100 operai;
metà del patrimonio terriero dovette invece essere venduta.
Il C., pur formulando ancora
progetti per Piazzola, dedicò maggiori cure all'arte e agli studi: fece
restaurare il suo palazzo di Padova, nel '23 ospitò a Piazzola il congresso
della "Dante Alighieri" ed ivi innalzò il monumento Alla virtù
della nostra gente; nel '25, pur restando alieno al regime imperante, fu
nominato duca per meriti agricolo-industriali (...).
Abbandonò gradualmente gli affari
e nel '33 cedette anche lo iutificio; attese invece fino agli ultimi anni, con
l'aiuto del figlio Luigi e di A. Cioni, alla compilazione degli Annali dei
Giunti (pubbl. nel 1962-63 nella Biblioteca bibliogr. italiana). Il C. morì
a Piazzola il 18 nov. 1937.
(informazioni biografiche
ricavate dal sito ww.treccani.it/enciclopedia/paolo-camerini_(Dizionario-Biografico)/
Un libro sulla nostra ferrovia
Il libro di Mario
Santinello, La ferrovia
Padova-piazzola-Carmignano (1980) è stato l’altro strumento utilizzato per
il lavoro di approfondimento in classe. Il testo è ricco di notizie, di dati e
di foto. Ne proponiamo tre immagini e soprattutto le considerazioni sul porto
fluviale progettato su Limena e le motivazioni della chiusura della tratta
ferroviaria, sempre per i problemi che creava nell’attraversamento del nostro
comune.
L'inaugurazione
della ferrovia nella stampa dell'epoca:
(prima
pagina del giornale “Il Veneto” che annuncia l’inaugurazione della nuova
ferrovia Padova-Piazzola)
(la percorrenza)
(un orario del 1923)
Da Limena al mare: il porto fluviale sul
Brentella
A Limena, leggiamo sempre nel libro di Santinello (p. 35), “si prevedeva
di costruire lungo il canale Brentella una vera e propria banchina di attracco
per le barche, munita di binari di raccordo con la ferrovia. Lo scalo, così
concepito, mirava a mettere in comunicazione col mare tutta la parte nord della
provincia di Padova. Un’opera di tale importanza (…) doveva entrare in funzione
contemporaneamente all’inaugurazione della linea”. Il progetto si rivelò troppo
ambizioso, al punto che “arrivò in porto successivamente, ma a scartamento
ridotto”. Una foto (da cartolina) che mostra questo raccordo si trova appesa nel bar della
piazza.
Quel raccordo comunque servì per trasportare i macchinari agricoli prodotti dalla fabbrica Garolla e per il trasporto di vino prodotto a Limena per mezzo di vagoni cisterna (p. 53 Santinello).
Quel raccordo comunque servì per trasportare i macchinari agricoli prodotti dalla fabbrica Garolla e per il trasporto di vino prodotto a Limena per mezzo di vagoni cisterna (p. 53 Santinello).
La realizzazione di quel porto avrebbe significato per Limena una storia
urbanistica e sociale decisamente diversa da quella che poi è stata. Il sistema
intermodale ferrovia-canale non decollò e negli anni successivi lo sviluppo
industriale di Limena si realizzò a sud, vicino all’autostrada.
I limenesi contro la ferrovia
Soprattutto negli anni ’50 diventa insostenibile l’uso promiscuo della
percorrenza ferroviaria e della strada statale 47 (Valsugana). Gli incidenti
sono sempre più numerosi. Si legge per esempio, sempre nel libro di Santinello,
a oggi lo studio più completo e appassionato sulla nostra ferrovia, che una
sera, evitato per miracolo uno scontro tra un camion e il treno proprio in
centro a Limena, “fra uno stridio di freni e un incrociarsi di segnali
acustici” dalla piazza si alzarono “grida ostili e insensate contro il treno”.
Ma i limenesi di una certa età sanno di numerosi altri incidenti, anche di
persone finite sotto il treno.
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